Domani, 29 settembre, i Comuni calabresi procederanno ad eleggere 33 membri del Consiglio direttivo di Arrical, l’Autorità Rifiuti e Risorse Idriche Calabria, nata con la legge regionale n° 10 del 2022 e sinora guidata dal commissario Ing. Bruno Gualtieri. Gli eletti si aggiungeranno ai 7 Comuni membri di diritto: cinque capoluoghi di provincia più le due città di Corigliano Rossano e Lamezia Terme.
Si tratta di un voto attraverso il quale Arrical, dopo la gestione commissariale tesa a ricomporre il quadro frammentato delle Ato ed a risolvere le problematiche, assumerà pienamente l’esercizio associato delle funzioni pubbliche relative al servizio idrico integrato e al servizio di gestione dei rifiuti urbani con l’obiettivo di rafforzare il ruolo pubblico nel governo dei servizi.
Il meccanismo elettorale previsto dall’art. 8 della legge istitutiva, basato sul dato del numero di abitanti, divisi in fasce e non scevro da qualche contraddizione, rischia di non eleggere una governance all’altezza della sfida. Infatti non si tiene in alcun conto, nel procedimento di elezione dei rappresentanti, dei comuni virtuosi in materia di rifiuti, così come sulla gestione delle risorse idriche non si considera chi territorialmente detiene le risorse.
Il Consiglio direttivo è un organo che, in un’ottica di partecipazione democratica reale, può svolgere un ruolo rilevante anche se l’indicazione del direttore generale, è di competenza del presidente della giunta regionale.
La sua composizione dovrebbe, quindi, basarsi su criteri premianti perché in Calabria esistono, sia per la gestione del ciclo dei rifiuti che per il servizio idrico integrato – entrambi settori di vitale importanza per il futuro della Calabria – luci ed ombre. Relativamente alla raccolta differenziata, ad esempio, per come risulta dagli ultimi dati ufficiali disponibili, a fronte delle luci – costituite dai comuni “rifiuti free” in alcuni dei quali la raccolta differenziata supera l’80% – ci sono le ombre di altri comuni che diventano piccoli buchi neri in alcuni territori come la città di Crotone o la città di Reggio Calabria che hanno le percentuali di raccolta differenziata tra le più basse d’Italia.
“La legge regionale n. 10/2022 – afferma Anna Parretta, presidente Legambiente Calabria – riprende e fissa principi molto importanti come quello del riconoscimento dell’acqua come bene naturale e diritto umano universale, della tutela pubblica del patrimonio idrico e dell’ambiente naturale e della pubblicità, indisponibilità e inalienabilità di tutte le acque superficiali e sotterranee, ancorché non estratte dal sottosuolo, indicando i conseguenti obiettivi. In materia di gestione dei rifiuti la norma ha come riferimento i principi dell’economia circolare, con il fine della massima tutela dell’ambiente e della salute dell’uomo, declinando una serie di obiettivi che includono la raccolta differenziata, l’incentivazione del riuso e del riutilizzo, la tariffazione puntuale, la riduzione dello smaltimento in discarica e la pianificazione di una rete infrastrutturale”. “Alla puntualità – continua Parretta – degli assunti teorici della norma, con i quali Legambiente Calabria non può che concordare, rischia di non corrispondere l’attuazione pratica se dovessero prevalere, nella governance, logiche basate su equilibri politici: al meccanismo elettorale dovrebbero per il futuro essere apportati i necessari correttivi”.
“Nel frattempo, l’auspicio di Legambiente Calabria – conclude Parretta – è che i Comuni chiamati al voto agiscano con lungimiranza eleggendo quali propri rappresentanti comuni virtuosi in materia di rifiuti e quelli che detengono sul territorio le risorse idriche per rendere più efficace ed efficiente l’azione amministrativa di Arrical”.