Capisco perfettamente quei cittadini della fascia ionica calabrese che reclamano servizi. Siamo sulla stessa barca. Quella malapolitica che ci ha regalato decenni di degrado e desolazione, e che si ricordava di noi solo quando c’era da piazzare trivelle o far passare rifiuti dal nostro porto, ci ha umiliati al punto che oggi ci sarebbe qualcuno di noi ben disposto ad accettare tutto pur di sentirsi meno abbandonato.
False promesse, inaugurazioni fasulle, cattedrali nel deserto, cantieri fantasma, nastri tagliati a favore di telecamere, false insegne di pronto soccorso. Questo è quello che la politica ha riservato ai nostri territori. E potrei andare avanti per ore.
Per chi ha vissuto e vive un contesto del genere, il ragionamento più ovvio e scontato sarebbe proprio quello di dire: non ci importa quanto costa, non ci importa se si può fare meglio, non ci importa consumare altro suolo in una terra alle prese con frequenti alluvioni e calamità naturali. Fate pure quello che volete, basta che ci fate la strada e ce la fate in fretta!
Capisco davvero chi è portato a pensare ciò. E capisco pure i sindacati. Per loro se la stessa opera costasse due, tre o quattro miliardi anziché uno e mezzo sarebbe ancora meglio.
Capisco anche qualche attivista che in buona fede si presta al gioco di accogliere passivamente, senza un minimo di spirito critico, un progetto interamente ideato e concepito dalla peggiore classe politica di sempre, quella che combattiamo fianco a fianco da anni. Capisco meno due pseudo-attivisti che fremono per uno scranno alla Regione e si inventano una sedicente associazione pentastellata senza avere alcun titolo a rappresentare il Movimento 5 Stelle, ma questo è un altro discorso.
Non capisco per nulla gli esponenti del PD locale e lo pseudo-associazionismo che spesso diventa una sua costola. Se avessero speso un decimo dell’impegno che stanno mettendo ora a difesa di questa opera per denunciare gli scempi e gli inganni che i loro governi regionali e nazionali ci propinano da decenni, oggi questa terra sarebbe senz’altro migliore.
Il punto vero è questo: un cittadino può anche non porsi il problema, ma chi governa ha il dovere di valutare con molta attenzione prima di dare il via ad un cantiere da un miliardo e mezzo di euro. Magari studiando le carte ci renderemo conto che non sono più possibili modifiche migliorative al progetto perché l’iter è già in fase troppo avanzata, ma abbiamo almeno il dovere di prendere un po’ di tempo per verificare se – come alcuni sostengono – si fa ancora in tempo a fare un’opera meno invasiva, meno costosa, magari anche più velocemente, magari riducendo il rischio che la Calabria diventi teatro dell’ennesima opera incompiuta.
La nuova politica non può esimersi dal fare delle attente valutazioni. Ai cittadini in buona fede dico di avere fiducia e un altro po’ di pazienza, non abbiamo altro obiettivo che quello del bene comune.
A quelli in cattiva fede non dico nulla: di loro non mi importa un fico secco.