Dal 2000 ad oggi sono state oltre 3000, nel 2018 le donne uccise sono state
142, una in più dell'anno precedente. Anche nel 2018 la percentuale più alta
dei femminicidi familiari è commessa all'interno della coppia, con 78 vittime
pari al 65,6%.
Tra le mura domestiche…”Chi uccide non deve bussare perchè ha le chiavi” e
così diventa ancora più urgente intervenire con azioni che non devono andare
solo e non tanto nella direzione della repressione ma piuttosto sulla
prevenzione.
Nei primi 10 mesi del 2019 sono 95 le donne uccise.
E' essenziale disinnescare l'odio, ma è essenziale anche creare le condizioni
affinchè le donne vittime di abusi, violenza e vessazioni abbiano l'aiuto ed il
sostegno necessari per andar via da una condizioni di sopraffazione fisica,
psicologica ed economica.
E così se da un lato la legge 19 luglio 2019 n.69 conosciuta come Codice
Rosso che ha introdotto modifiche al codice penale, al codice di procedura
penale e altre disposizioni in materia di tutela delle vittime di violenza
domestica e di genere, è un primo passo, è pur vero che non è sufficiente.
La questione primaria da affrontare e risolvere resta la PREVENZIONE,
disinnescare l’odio,e il Codice Rosso vuole trattare il problema coma una
“questione di ordine pubblico”. La legge non affronta il problema della gestione
delle vittime dal lato umano.
Le vittime di violenza hanno la necessità di riappropriarsi della loro vita, il che
riguarda la quotidianità, la gestione del tempo e degli spazi. Le donne vittime
di violenza hanno bisogno di un domicilio sicuro che restituisca e garantisca
dignità e autonomia. E’ fondamentale mettere in campo interventi integrati e a
più livelli, allontanando le donne dai violenti insieme ai figli, sostenendole nei
percorsi di autonomia economica.
Altro aspetto sul quale si deve intervenire è che spesso la violenza viene
confusa con il confitto e si arriva a consigliare alle donne di ritirare le querele
per dare prova di volersi conciliare e abbassare la conflittualità.
Si deve incidere culturalmente sulla società, e prevedere misure a sostegno
delle vittime ed interventi preventivi delle condotte violente che spesso non
sfociano nell’aggressione fisica o in episodi di cronaca nera, ma che incidono in
modo silenzioso e costante sulla società.
La Regione Calabria ha istituito la Commissione di parità e l’Osservatorio sulle
violenze alle donne, due strumenti preziosi, e preziosi sono il lavoro ed i ruolo
che rivestono i centri-antiviolenza. Fornire le risorse economiche a chi opera in
questo ambito è fondamentale, la Regione lo ha fatto con investimenti per
circa 1 milione e 200 mila euro, ma non deve essere un traguardo, deve essere
il segnale, una vicinanza che deve e dovrà essere garantita ed incrementata.
E’ necessario agire con ogni mezzo, per aumentare la consapevolezza sul
fenomeno da analizzare in ogni sfaccettatura e creare spazi di discussione per
richiamare l’attenzione sul valore della persona umana e il rispetto dell’ identità
di donne e minori, ma anche per mettere a nudo le radici della violenza
maschile.
Gli strumenti oggi disponibili e quelli che ancora attendono di essere attivati ed
utilizzati, e mi riferisco al Codice Viola che identifica un circuito di accesso al
Pronto Soccorso riservato a tutte quelle categorie di soggetti, senza distinzione
di genere o età che, a causa della loro condizione di fragilità, più facilmente
possono diventare vittime di abusi e violenze: donne, uomini, bambini, anziani,
immigrati ed altri soggetti vulnerabili.
Il codice viene assegnato insieme al codice di gravità, da personale sanitario
addestrato a riconoscere segnali (non sempre evidenti) di una violenza subita
anche se non dichiarata. Quando viene assegnato un Codice Viola, procedibile
di ufficio, si attiva il Gruppo Operativo lnterforze che è composto dai
rappresentanti dell’ASL, Procura della Repubblica, Forze dell’Ordine, Istituzioni
Territoriali, Centri Antiviolenza, Centri per il recupero dei soggetti maltrattanti
e Case rifugio. I Gruppi Operativi Interforze hanno il compito di contribuire al
tempestivo riconoscimento e all’emersione dei casi di lesioni derivanti da
maltrattamenti o da violenze commesse da terzi.
L'ospedale S.Giovanni di Dio di Crotone ha adottato il Codice Viola e questo
dimostra che sul nostro territorio si sta lavorando e lo si sta facendo in rete,
centri-antiviolenza, istituzioni, politica, forze dell'ordine e assistenza sanitaria,
insieme,
Una rete a sostegno e a difesa delle vittime di violenza, perchè tutta la società
è coinvolta, perchè la violenza, e la violenza di genere riguarda tutti!
On. Flora Sculco
Consigliere regionale