“Even fleas have a cough” è un vecchio detto che ho sentito pronunciare, durante le mie recenti visite in Canada, nei confronti di chi, volendosi dare delle arie, si avvicina ad argomenti non propriamente adatti al suo ruolo (che di frequente non ha) e, spesso, alla sua cultura. Ed è quanto sta accadendo in tema di fusioni di Comuni, soprattutto quella tra Corigliano e Rossano, alla quale i rispettivi cittadini hanno assicurato un largo consenso referendario.
Ciò che meraviglia è la proliferazione delle parti in un gioco, che sta diventando peraltro dialetticamente violento, cui hanno partecipato numerosi soggetti. Alcuni istituzionali, debitamente protagonisti dell’evento. Altri, eccessivamente tollerati nelle sedicenti loro etichette, che via via eccedono nei loro comportamenti, esercitando compiti che nessuno ha affidato e/o delegato loro. Altri ancora coinvolti in una logica concertativa tendente a realizzare il c.d. partenariato diffuso.
A fronte di tutto questo, si registrano prese di posizioni politiche, francamente non condivisibili per modi e spirito rappresentativo e atteggiamenti pubblici assunti solo per offendere gratuitamente altri. Questi ultimi – salendo su una impropria cattedra degli ex al quadrato – blaterano ricette, offrono sine titulo lezioni sui comportamenti da tenersi da chi, invece, per volontà popolare esercita funzioni istituzionali. Ci sono poi gli altri che arrivano nella competizione politica, anche da intrusi, a proferire bestemmie e parolacce. Non è così che si fa, specie allorquando si è a secco di delega ovvero se ne vanta qualcuna di troppo così come rappresentata dai diversi «consorzi» di associazioni che, invero, pochissimi conoscono.
La fusione tra Corigliano e Rossano è cosa seria e, come tale, andava trattata sin dall’inizio. Ecco perché oggi necessita delle dovute attenzioni delle istituzioni, di quella regionale in primis. Hanno ragione i sindaci, forse con qualche errore e sottovalutazione nei loro rispettivi «zaini», di chiedere al Presidente Oliverio e alla Regione di assicurare il meglio, anche per riparare alle colpose sottovalutazioni e disattenzioni di ieri.
I temi sul tappeto dei primi cittadini, ancorché diversi in termini di tempistica, sono gli stessi. Così come è uguale l’obiettivo: creare una Città che sappia essere tale e sappia conquistarsi il primato delle più importanti realtà urbane del Mezzogiorno.
Per fare ciò occorrono due ingredienti: a) il tempo necessario per fare le cose per bene; b) redigere in modo condiviso gli strumenti comuni, partendo dallo studio di fattibilità, dal bilancio consolidato e dallo statuto.
Quanto ai tempi essi vanno scanditi in modo tale da: approvare la proposta di legge sulle fusioni presentata da me insieme al collega Franco Sergio; approvare la legge provvedimento istitutiva del nuovo Comune; predisporre le procedure funzionali a garantire strumenti di programmazione amministrativa e territoriale per il nuovo Comune.