La notte del 27 luglio ricorre il 30° anniversario della strage di via Palestro a Milano, in cui persero la vita cinque persone. L’attentato di stampo terroristico-mafioso è stato causato dall’esplosione di un ordigno posizionato in un’auto (fiat Uno) parcheggiata da un uomo e da una donna bionda (diversamente la nota del Sisde la descrive “bruna, con i capelli a caschetto, è alta circa cm. 160/165, età 30/32 anni, occhi verdi chiari (con taglio diverso e più arrotondato rispetto all’identikit)) in via Palestro, presso la Galleria d’arte Moderna e il Padiglione di arte contemporanea.
Le indagini e i processi hanno consegnato alla storia una verità giudiziaria incompleta sulla strage: se, infatti, sono stati individuati gli esecutori materiali, nessun mandante è stato consegnato alla giustizia.
Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani, come ogni anno, ha inteso ricordare i nomi delle vittime innocenti di quel giorno: Alessandro Ferrari (vigile urbano); Carlo La Catena (25 anni), Sergio Pasotto (34 anni) e Stefano Picerno (36 anni) (vigili del fuoco); il marocchino Moussafir Driss (44), che riposava su una panchina dei giardini pubblici.
Riteniamo oggi doveroso continuare a tenere viva la memoria di quanto accadde la notte del 27 luglio del 1993, affinché le giovani generazioni non dimentichino e coltivino sempre più i valori della legalità.
Senza dubbio, la prima arma per combattere e sconfiggere la mafia è non dimenticare, continuando a ripudiare l’illegalità in tutte le sue forme, da quelle più gravi a quelle più banali e semplici della vita quotidiana. Il rispetto delle norme giuridiche deve essere appreso con impegno e perseveranza.
Il CNDDU lancia l’hashtag #ContrOgniMafiaperLaVita
“Vergogna e infamia eterna meritano coloro che a freddo hanno pensato, macchinato, calcolato e attuato gesti così crudeli” (card. Carlo Maria Martini)