Come ogni anno, il 26 luglio 1992, il CNDDU ricorda Rita Atria, giovanissima collaboratrice di giustizia, che si suicidò qualche settimana dopo la strage di Via D’Amelio.
Rita fra tutte le figure importanti che hanno permesso ai giudici di reperire prove e materiale per le loro indagini rimane probabilmente la più simbolica, per la sua estrema solitudine, scotto che fu costretta a pagare per le sue scelte; per la sua giovanissima età, dal momento che fu costretta a misurarsi con situazioni e orrori assolutamente intollerabili anche per un adulto; per la morte che si inflisse, come un’eroina della tragedia greca, ravvisando intorno a sé il vuoto, una volta che il giudice Borsellino, evidentemente l’unica persona di cui si potesse fidare, era stato barbaramente assassinato dalla mafia.
“Ora che è morto Borsellino, nessuno può capire che vuoto ha lasciato nella mia vita. Tutti hanno paura ma io l’unica cosa di cui ho paura è che lo Stato mafioso vincerà e quei poveri scemi che combattono contro i mulini a vento saranno uccisi. Prima di combattere la mafia devi farti un autoesame di coscienza e poi, dopo aver sconfitto la mafia dentro di te, puoi combattere la mafia che c’è nel giro dei tuoi amici, la mafia siamo noi ed il nostro modo sbagliato di comportarsi. Borsellino, sei morto per ciò in cui credevi ma io senza di te sono morta”. (Rita Atria)
Nello stesso giorno di un anno prima, Andrea Savoca, un bambino di 4 anni appena, rimane ucciso insieme al padre, perché quest’ultimo era coinvolto in vicende poco chiare che lo avevano portato ad attirarsi le ire dei boss locali.
Andrea, ovviamente, come tutti i giovanissimi colpiti in modo fortuito o deliberato dalla mano dei clan non aveva alcuna responsabilità rispetto ai fatti contestati.
L’innocenza come estraneità totale alla realtà in cui si vive o come obiettivo da perseguire in funzione del proprio riscatto personale sono condizioni da negare nelle terre avvelenate dalla criminalità.
Noi ricordiamo Rita e Andrea per tutto quello che rappresentano in modo da rendere giustizia alla loro memoria, promuovendo il flash mob digitale #LegalitàInMovimentoConRitaeAndrea.
“Finché giudici come Falcone, come Paolo Borsellino e tanti come loro vivranno, non bisogna arrendersi mai, e la giustizia e la verità contro tutto e tutti. L’unico sistema per eliminare tale piaga è rendere coscienti i ragazzi che vivono tra la mafia che al di fuori c’è un altro mondo fatto di cose semplici, ma belle, di purezza, un mondo dove sei trattato per ciò che sei, non perché sei figlio di questa o di quella persona, o perché hai pagato un pizzo per farti fare quel favore. Forse un mondo onesto non esisterà mai, ma chi ci impedisce di sognare. Forse se ognuno di noi prova a cambiare, forse ce la faremo”.