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Luigi Borrelli, Corso: «È dovere morale della Regione Calabria tenere in debito conto le indicazioni suggerite da Cgil, Cisl e Uil, e soprattutto dai lavoratori, in merito alla crisi Corap».

Redazione

«È dovere morale della Regione Calabria tenere in debito conto le indicazioni suggerite da Cgil, Cisl e Uil, e soprattutto dai lavoratori, in merito alla crisi Corap».
È quanto dichiara l’avvocato Luigi Borrelli, candidato al consiglio regionale della Calabria al fianco di Luigi De Magistris.
«Dopo che la procedura di liquidazione spiega Borrelli è stata dichiarata nulla nel febbraio di quest’anno, sono emerse in tutta la loro drammaticità l’incoscienza e l’inadeguatezza di questa classe dirigente calabrese. Un atteggiamento bipartisan sul versante dei partiti che si segnala, anche in questo caso, per una “mala gestio” estesa ai massimi livelli. A farne le spese, purtroppo, sono ancora i lavoratori (e le loro famiglie) che, oltre a vantare ben 7 mensilità, patiscono l’incedere di un futuro assai incerto dal punto di vista occupazionale».
«In questo contesto stigmatizza Borrelli fa specie che, ancora una volta, è Crotone ad essere la “cenerentola” della nostra regione: un territorio “depredato” quando è terminale di risorse, “bastonato” quando invece è pretendente alla spartizione di finanziamenti regionali e nazionali. Una triste sorte, questa, ben rappresentata anche da quei lavoratori dell’agenzia regionale che, nella mattinata di lunedì scorso, sono saliti sul tetto dell’edificio che ospita la sede del Consorzio a Crotone per accendere i fari su una situazione paradossale».
«Non dimentichiamo, infatti ricorda Borrelli , che l’infausto progetto di mettere in piedi il Corap si concretizzò nel giugno del 2016 con una scellerata fusione attraverso l’incorporazione delle 5 Asi calabresi alla luce di una decisione della precedente amministrazione regionale. Utilizzando la diligenza del buon padre di famiglia, però, era già allora chiaro che l’Ente, fuso con una semplice sommatoria contabile, non poteva restare in piedi per molto. Infatti le vecchie Asi non navigavano nell’oro a causa delle vecchie gestioni».
«A Cosenza, per esempio sottolinea Borrelli , c’erano molte vertenze in corso su espropri ed espropriati che non riuscivano a recuperare le somme di cui avevano diritto, mentre a Reggio Calabria si contavano 14 mesi di arretrati. Per non parlare degli stipendi d’oro dei dirigenti. L’unica Asi che vantava una situazione economica stabile e positiva, di contro, era quella di Crotone che, grazie al trattamento delle acque di falda dalla bonifica del Sin pagato da Syndial, aveva stabili entrate. Inoltre, nella prospettiva imminente dell’Asi di Crotone, c’era quella di prendere in carico i reflui della città, quindi con un incremento dei flussi d’entrata dal punto di vista economico-finanziario. Purtroppo anche la politica crotonese non è esente da inerzia mentre tutto ciò andava in scena».
«Allo stato attuale incalza Borrelli , almeno secondo quanto dichiarato dal commissario del Corap, Renato Bellofiore, in un recente incontro con i sindacati, la massa passiva del Consorzio ammonterebbe a circa 45 milioni di euro. Sarebbe quindi intenzione del Corap chiedere alla Regione Calabria la ricapitalizzazione dell’Ente per un importo pari a 20 milioni di euro e un prestito da restituire a rate per un importo pari a 4 milioni di euro. Finanziamenti, questi, che consentirebbero la ripartenza dell’Ente. Intanto il Corap è senza il Durc: il che comporta, tra l’altro, gli incassi bloccati anche da Enti e Syndial. Eccola qui… la seconda beffa per il territorio di Crotone!».
«Appoggio dunque rende noto l’avvocato Borrelli la via allo sciopero preannunciato per il 23 giugno prossimo dai sindacati perché non è più possibile continuare a prendere in giro le maestranze e continuare a compiere azioni gattopardesche che, anziché mantenere in vita l’Ente, non fanno altro che risucchiarlo in una spirale di debiti. I dipendenti si sentono “violentati” dalla Regione che ha rubato loro il lavoro e la dignità».
«Purtroppo in questo momento conclude l’unica soluzione al problema è quella di mettere in sicurezza i lavoratori e le funzioni magari spostando il tutto su altri Enti/Società partecipate. Un impegno che la prossima amministrazione regionale dovrà prendere in carico, tenendo in debita considerazione opzioni coerenti con la stabilità dei conti e l’efficientamento dei servizi da erogare».

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