Quando le battaglie coniugano giustizia economica e sociale sono destinate a trovare coronamento e ad essere vinte. “Non lasciamo sola Rosarno ….coltiviamo gli stessi interessi” non è stato solo un felice slogan – sottolinea Pietro Molinaro Presidente di Coldiretti Calabria e artefice dell’iniziativa – ma una progetto che Coldiretti ha portato nelle piazze ricevendo enorme consenso da migliaia di agricoltori, lavoratori, cittadini e rappresentanti delle istituzioni locali, regionali e nazionali e ha coinvolto in una appassionante e tenace battaglia tutto il paese”. Dopo 57 anni è storico lo stop alle aranciate senza arancia con più frutta nelle bibite per l’entrata in vigore della Legge che innalza dal 12% al 20% il contenuto di succo d’arancia delle bevande analcoliche prodotte in Italia e vendute con il nome dell’arancia a succo o recanti denominazioni che a tale agrume si richiamino. Diventano applicabili le disposizioni contenute nella legge 161 del 30 ottobre 2014, che entrano in vigore proprio dal 6 marzo, dopo che sono trascorsi dodici mesi dal perfezionamento con esito positivo della procedura di notifica alla Commissione Europea come richiamato dal comunicato della Presidenza del Consiglio del 24/5/17. Un risultato straordinario per agricoltori e consumatori grandi e piccini salutato con la Giornata nazionale di mobilitazione da Roma nel Palazzo Rospigliosi a Reggio Calabria fino a Catania con iniziative in piazza per aiutare i cittadini a leggere le nuove etichette e festeggiare l’agrume più consumato in Italia con maxispremute, tutor delle arance per riconoscere le diverse varietà, nutrizionisti e arance per tutti. L’innalzamento del contenuto di succo d’arancia – sottolinea la Coldiretti – modifica dopo 57 anni una norma del 1961 e mira, in primo luogo, a tutelare la salute dei consumatori adeguandosi ad un contesto programmatico europeo che tende a promuovere una alimentazione più sana ed a diffondere corretti stili alimentari. Con la nuova norma – precisa la Coldiretti – si contribuisce, inoltre, ad offrire il giusto riconoscimento alle bevande di maggior qualità riducendo l’utilizzo di aromi artificiali e soprattutto di zucchero. Il consiglio della Coldiretti è quello di verificare nelle etichette delle aranciate l’effettiva presenza di un contenuto in succo minimo del 20% poiché la norma prevede che le bevande prodotte anteriormente alla data di inizio dell’efficacia delle disposizioni possano essere commercializzate fino ad esaurimento delle scorte. Essenziale – continua la Coldiretti – l’impatto economico sulle imprese agricole poiché l’aumento della percentuale di frutta nelle bibite andrà a salvare oltre diecimila ettari di agrumeti italiani con una estensione equivalente a circa ventimila campi da calcio, situati soprattutto in regioni come la Sicilia e la Calabria. L’aumento della percentuale del contenuto minimo di frutta al 20% corrisponde – spiega la Coldiretti – all’utilizzo di 200 milioni di chili in piu’ di arance all’anno con effetti anche dal punto di vista paesaggistico in una situazione in cui una pianta di arance su tre (31%) è scomparsa in Italia negli ultimi quindici anni, mentre i redditi dei produttori sono andati a picco. Ad oggi per ogni aranciata venduta sugli scaffali a 1,3 euro al litro agli agricoltori vengono riconosciuti solo 3 centesimi per le arance contenute, del tutto insufficienti a coprire i costi di produzione e di raccolta. Una situazione che – denuncia la Coldiretti – alimenta una intollerabile catena dello sfruttamento che colpisce lavoratori, agricoltori ed i trasformatori attenti al rispetto delle regole.
Non lasciamo sola Rosarno…..coltiviamo gli stessi interessi ha trovato il coronamento: da oggi più succo di arance nelle aranciate, che passa dal 12 al 20%
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