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Piani di Zona: se n’è discusso a Crotone in un incontro promosso dal CSV Calabria Centro

Redazione

I piani di zona rappresentano uno strumento fondamentale per rispondere ai bisogni delle nostre comunità e, proprio per questo motivo, in un territorio dove i bisogni sono tanti e le risposte poche ed insufficienti, è fondamentale attivare una programmazione partecipata ed efficace.

Nel corso dell’incontro realizzato dal CSV Calabria Centro lo scorso venerdì 16 luglio presso il dopolavoro ferroviario, a Crotone, si è discusso dei piani di zona, delle grandi aspettative concentrate su questo tipo di intervento ma anche delle forti criticità già emerse che destano molte perplessità.

L’incontro è stato aperto da Filippo Sestito, coordinatore della sede territoriale di Crotone del CSV Calabria Centro, che ha sottolineato l’importanza dei piani di zona soprattutto in un contesto quale quello dell’ambito territoriale di Crotone dove i dati contenuti nel piano sociale regionale evidenziano gravi carenze cui bisogna porre rimedio. Ha proseguito rilevando l’incongruenza tra la data fissata dalla Regione per l’invio dei piani (31 luglio) e la calendarizzazione dei tavoli tematici stabilita dall’ambito di Crotone, che addirittura arriva fino al mese di novembre! E’ emersa, inoltre, una grave carenza di informazioni relative ai servizi ed agli utenti nonostante gli uffici dell’ASP e degli stessi Comuni dell’ambito certamente dispongano di importanti dati al riguardo. La fase di co-programmazione e co-progettazione dei piani, rileva infine, non sembra caratterizzarsi per un coinvolgimento attivo e funzionale degli enti del terzo settore che vi partecipano. Questo territorio ha bisogno di programmazione e di servizi duraturi che possano effettivamente dare risposte ai bisogni, non di interventi spot o intermittenti che creano solo ulteriori danni ai cittadini

Sono intervenuti successivamente Raffaele Gareri nella doppia veste di rappresentante dell’associazione L’isola che non c’è e di consigliere comunale del Comune di Isola di Capo Rizzuto, Fabio Riganello e Lucia Sacco, neoconsiglieri del CSV Calabria Centro, Anna Baffi rappresentante della Coop. Sociale SELAS e Caterina Villirillo presidente dell’associazione Libere Donne, che hanno rappresentato l’importanza per il terzo settore di superare la frammentazione e di procedere uniti per la realizzazione degli obiettivi di sviluppo sociale nel nostro territorio, soprattutto nel rapporto con le pubbliche amministrazioni che devono necessariamente assumere la responsabilità della loro funzione nel nostro territorio, evitando dannose strumentalizzazioni del terzo settore. Un significativo passaggio, inoltre, ha riguardato l’interrogativo circa l’idea di città che si vuole costruire ed il riferimento al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che costituisce un’opportunità di cambiamento e di rinascita che non può essere sprecata.

Guglielmo Merazzi, presidente del CSV Calabria Centro, ha posto l’accento sul grave ritardo della nostra regione rispetto all’attuazione del piano sociale. Nel corso del suo intervento ha inoltre evidenziato la necessità che la pubblica amministrazione, la regione e gli enti locali sviluppino una visione politica attorno al tema degli interventi socio-sanitari che deve prendere in considerazione la scelta della deistituzionalizzazione, concentrando gli sforzi sulla prevenzione dei bisogni e non sull’aumento delle strutture di assistenza. Ha poi sottolineato le responsabilità della Regione Calabria e degli enti locali nella gestione inefficiente dei servizi sociali ed ha proposto la costruzione di un fronte unitario del terzo settore per partecipare in modo consapevole e qualificato alla programmazione degli interventi socio-sanitari utili alle nostre comunità.

Luciano Squillaci, portavoce regionale del Forum Terzo Settore Calabria, ha sottolineato l’importanza dell’approvazione del regolamento regionale n. 22 del 25 novembre 2019 che attribuisce ai sindaci la possibilità di costruire le politiche sociali del proprio ambito di riferimento criticando il meccanismo di predisposizione ed erogazione dei servizi sociali sinora utilizzato, senza una chiara visione politica e basato su scelte assunte lontano dai territori. Prosegue riconoscendo il forte squilibrio a livello regionale di servizi e strutture determinato da dinamiche che non hanno tenuto conto dei bisogni delle nostre comunità e rappresenta le resistenze degli amministratori locali al cambio di paradigma. Richiama il ruolo fondamentale che il terzo settore deve necessariamente svolgere, anche in considerazione di quanto stabilito dal Codice del Terzo Settore, proprio per correggere le storture di un sistema che altrimenti riprodurrà le inefficienze del passato e ricorda che i tre attori principali del piano di zona sono i sindaci in funzione del ruolo istituzionale che rivestono, il terzo settore la cui azione istituzionale deve essere maggiormente efficace ed i cittadini che devono essere coinvolti e partecipare attivamente alla vita della comunità.

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