L’Aeroporto dello Stretto vive da anni, nonostante gli sforzi delle istituzioni territoriali e dalle OO.SS., una condizione statica di abbandono, che lo ha portato, negli ultimi tempi, ad un calo drastico dei passeggeri, tanto da non renderlo più appetibile ai vettori che dovrebbero scegliere Reggio Calabria. Un danno economico rilevante, per il comparto turistico dell’area metropolitana, ma non soltanto per esso, che in tal modo è privata di un’infrastruttura rilevante che mobilita migliaia e migliaia di passeggeri ogni mese. Vero è che Reggio Calabria è la parte più a sud della penisola italiana, ma al contempo è innegabile che la stessa Città metropolitana goda di bellezze culturali, naturalistiche e paesaggistiche da far invidia a qualsiasi altra concorrente nel mediterraneo. Basti pensare alle bellezze artistiche e naturalistiche di Scilla, della Tonnara di Palmi, di Roccella Jonica, di Stilo, di Gerace, oppure, ai percorsi archeologici di Palmi, Gioia Tauro, Rosarno, Locri, Bivongi per rimanere nel territorio, senza considerare la bellezza della Città di Reggio e dei suoi Bronzi. Un valore, certamente, aggiunto per questa terra, spesso salita alla ribalta esclusivamente per le illegalità diffuse e che invece meriterebbero attenzione e cura, prospettiva e visione. È questo quello che manca. Manca la capacità di mettere insieme le cose, ovvero l’abilità di immaginare un sistema di trasporto pubblico, che unisca rete ferrata ed Aeroporto e che veda quest’ultimo come una finestra aperta sul mondo, pronta ad accogliere milioni di passeggeri e turisti che vogliano innamorarsi della nostra terra. Le molteplici attività messe in campo dagli Enti territoriali e dalle OO.SS. in questi anni non si sono rivelate sufficienti. Nell’ultimo periodo una visione miope ha caratterizzato l’azione della Regione e di Sacal, che non hanno guardato agli interessi generali e strategici dell’Aeroporto dello Stretto. Cosa fare allora? Bisogna urgentemente sedersi ad un tavolo, con tutti gli attori interessati, per trovare le giuste strategie di sviluppo di una infrastruttura nevralgica ed essenziale per la crescita del territorio. Se ciò non dovesse concretizzarsi, sarebbe utile iniziare ad immaginare una soluzione alternativa, che punti ad una governance indipendente dell’Aeroporto dello Stretto, specificamente ancorata agli interessi del territorio. Bene fa la città Metropolitana ad alzare il livello di confronto con tutti gli attori interessati, serve pensare in grande e programmare un piano industriale serio che inserisca all’interno anche il rilancio dello scalo reggino. Servono investimenti per superare i problemi atavici che caratterizzano lo scalo e su cui in pochi hanno deciso di spendersi, adeguando la pista di atterraggio ed agendo tecnicamente per il superamento delle limitazioni, per le quali i piloti necessitano di un addestramento particolare. Forse il PNRR, da questo punto di vista, poteva costituire uno strumento fondamentale per l’implementazione della struttura aeroportuale, invece nulla è stato fatto da parte dei soggetti deputati alla governance regionale. Serve la volontà di tutte le parti istituzionali coinvolte, affinché l’Aeroporto dello Stretto non sparisca definitivamente dall’agenda regionale e soprattutto dal piano nazionale degli aeroporti. Come Cgil dell’Aerea Metropolitana crediamo sia importante spegnere le polemiche e concentrarsi tutti insieme (Regione, Sacal, Città metropolitana, Enac, Ministero dei Trasporti ed OO.SS.) sul lavoro da fare, nell’interesse di migliaia di cittadini delle aree metropolitane di Reggio e Messina, che già vivono un isolamento importante, per la mancanza di reti ferroviarie adeguate ed infrastrutture di collegamento interno. Da parte nostra ci dichiariamo immediatamente disponibili a partecipare ad un confronto costruttivo, già lanciato pubblicamente dalla Città Metropolitana, a livello territoriale e nazionale, che coinvolga tutti i soggetti decisori e possa in maniera concreta offrire una prospettiva di rilancio per il nostro scalo, immaginando anche soluzioni differenti rispetto all’attuale assetto di governance regionale.
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