Un evento per ribadire alla comunità locale l’impegno delle istituzioni a mantenere e a ripristinare la legalità, agendo a tutela degli interessi generali della collettività e del benessere dei cittadini e del territorio tutto. È questo l’obiettivo dell’amministrazione comunale di Montebello Jonico e dell’associazione “Comunità Emmanuel E.T.S.” attraverso il progetto “Monte Vivo – Montebello Vivo nella Legalità” che sarà presentato sabato 2 dicembre alle ore 10:00 all’Istituto Comprensivo “Montebello J. – Motta S. G.”.
L’incontro, aperto alla cittadinanza, consentirà il coinvolgimento attivo della comunità locale nel progetto di riutilizzo per finalità sociali di un bene confiscato.
All’evento interverranno: il sindaco di Montebello Jonico, Maria Foti; il dirigente dell’IC Montebello J. – Motta S. G., Margherita Sergi; il coordinatore dell’associazione “Emmanuel E.T.S.”, Daniele Ferrocino; il prefetto di Reggio Calabria, Clara Vaccaro; il presidente della sezione misure di prevenzione e Corte d’Assise del Tribunale di Reggio Calabria, Natina Pratticò; il procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Giovanni Bombardieri; il dirigente dell’Anbsc di Reggio Calabria, Giuliana Cosentino; il consigliere regionale Giuseppe Gelardi; il garante della Salute della Regione Calabria, Anna Maria Stanganelli; il direttore generale dell’Asp di Reggio Calabria, Lucia Di Furia; il vicario generale della Diocesi Reggio Calabria-Bova, Monsignor Pasqualino Catanese; il presidente del Consorzio Macramè, Gianni Pensabene; il presidente di Calabria Crea, Roberto Gatto; il portavoce del Forum del Terzo Settore, Pasquale Neri; amministratore giudiziario e consulente dell’associazione “Emmanuel E.T.S.”, Rocco Egiziano. Modererà l’evento il giornalista Consolato Minniti.
La proposta progettuale presentata dalla Associazione Comunità Emmanuel E.T.S., partendo dall’analisi territoriale e dall’individuazione dei bisogni, ha proposto come obiettivo generale un aumentato benessere e una più compiuta coesione della comunità locale.
A tal fine ci si è proposti di operare sia attraverso riduzione delle problematiche connesse ai comportamenti di dipendenza patologica nel territorio con interventi di prevenzione e trattamento, sia attraverso interventi di socializzazione promozione del benessere nella popolazione stimolando la conoscenza e l’adozione di stili di vita e modelli di comportamento orientati alla valorizzazione delle risorse disponibili e improntati al rispetto del bene comune.
L’utilizzo del bene assegnato, confiscato in via definitiva il 18 febbraio del 2008, rappresenta anche un atto di giustizia, perché vengono restituite alle comunità locali risorse che la criminalità organizzata aveva sottratto alle normali dinamiche socio-economiche. Il bene è anche il frutto di strumenti volti a colpire direttamente gli interessi economici delle organizzazioni malavitose, impedendo loro di accumulare ricchezze che poi diventano ulteriori strumenti per rinforzare il proprio ruolo e la propria presenza nei territori. Ciò consente di consolidare la fiducia nelle istituzioni e promuovere l’economia sana ed il lavoro, rappresentando un’opportunità di riscatto e dignità.
La popolazione tutta, insomma, si riappropria di beni simbolo che dimostrano come le mafie siano tutt’altro che invincibili.