Un’unica cabina di regia calabro-appulo-lucana per mettere insieme le potenzialità di 24 punti d’approdo lungo la baia jonica.
In media, quasi un porto ogni 17 Km. È questa la dimensione in cui si collocano i 24 approdi sparsi tra il territorio di Crotone e quello di Gallipoli. Una condizione che rende il contesto territoriale allargato del Golfo di Taranto unico nel suo genere. Un vero giacimento d’oro, ad oggi, poco utilizzato, se non per nulla.
Noi, invece, e da molto tempo, ci crediamo fermamente in questo tesoro. Un’autentica miniera alla luce del sole.
Siamo convinti, infatti, che le potenzialità insite ai 24 invasi (a breve diventeranno 26), siano ineguagliabili nel resto del Mediterraneo.
Senza soluzione di continuità, dal porto turistico de Le Castella seguendo la linea di costa della baia jonica fino al porto di Santa Maria di Leuca, ci sarebbero tutti i presupposti per immaginare un sistema di mobilità turistica innovativo e ambizioso. Senza considerare che in prossimità dei punti d’attracco, restano allocate alcune fra le strutture ricettive più imponenti d’Italia. E senza dimenticare la rilevanza e l’imponenza dei resti archeologici all’aperto, quelli magnogreci, dirimpettai agli invasi di cui sopra.
Per dare un’idea delle cose che scriviamo, basti pensare solo che nei sette Comuni con la più alta offerta di posti letto lungo la porzione calabrese dell’Arco Jonico (Cutro, Isola C.R., Crotone, Cirò M., Corigliano-Rossano, Sibari, Villapiana) esiste un’offerta complessiva di circa 30mila soluzioni ricettive. Aggiungendo alle richiamate Località i numeri del Metapontino e quelli della riviera jonica Pugliese, si può affermare che in soli 400km di costa risieda uno dei più imponenti sistemi ricettivi del Bel Paese. Quanto detto, al netto dell’importante offerta rappresentata da seconde e terze case.
Vieppiù, nelle citate Città calabresi, insiste un rapporto complessivo di presenze in alta stagione che decuplica la popolazione residente. Circostanza che, nelle settimane scorse, sulla scorta di un’iniziativa da parte delle Città aderenti al circuito turistico G20, ci ha consentito di fare alcune riflessioni su una proposta di legge avente ad oggetto la richiesta di definire il loro status di “Città balneari”.
Considerazioni, le nostre, riprese dal Deputato Furgiuele in una interrogazione al Ministro Musumeci.
Città costiere — come dicevamo — che, a nostro parere, potrebbero dar vita, insieme ai Comuni sede di attracchi portuali, ad un sodalizio diportistico dell’Arco Jonico. Quanto detto, al fine di elaborare una visione strategica condivisa per un progetto comune dell’intero Golfo di Taranto. Zenith geografico, quest’ultimo, che amiamo definire “baia della Magna Graecia” e che si inquadra in maniera baricentrica nel contesto della “Riva Sud d’Europa”.
Allora, per offrire da subito il nostro contributo, e non restare solo nel mondo delle parole, perché non pensare e programmare, in collaborazione con il sistema imprenditoriale, la creazione di compagnie di navigazione che colleghino le suddette portualità in maniera cadenzata e puntuale?
Si provi ad immaginare cosa potrebbe significare disporre di aliscafi che, in intervalli di tempo compresi tra i 45′ e i 90′, permettano agli ospiti (e perché no, anche ai residenti), di potersi muovere liberamente tra tre Regioni. Si pensi all’indotto derivante da tale operazione. Ancora, la crescita esponenziale dell’offerta di lavoro che si sposerebbe con l’elevata domanda presente nell’area. Insomma, si guarderebbe al territorio jonico in maniera diversa, declinandolo in un rinnovato paradigma.
E maturiamo tali considerazioni poiché siamo convinti che questo territorio allargato debba presentarsi alla Politica (e al Mondo politico) con idee, proposte e programmi credibili, fattibili e realizzabili. Senza continuare con disdicevoli atteggiamenti proni ed arrendevoli per come, da troppo tempo, è stato abituato.
Idee, proposte, programmi e progetti che, tra l’altro, non incidono sulle risorse nazionali, trovando naturale e facile allocazione nei fondi del PNRR, PNC e FSC e nei fondi europei a gestione diretta.
Alla politica chiediamo solo di prendere atto di questa importante e straordinaria realtà territoriale. Ambito ad interessi comuni senza il quale — per quanto ci riguarda — non parte la Calabria, non parte il Sud e non parte l’Italia. Ma, soprattutto, non parte l’Europa; la Patria che, volontariamente, ci siamo scelti e in cui, nonostante tutto, continuiamo a credere. Malgrado anche il clima di dolore, sofferenza e tristezza dopo la morte di 67 innocenti, tra cui tanti bambini. Tragico accadimento, che ci dilania e che morde le nostre coscienze.