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SCIOPERO ENEL, IN CALABRIA STRAORDINARIA RISPOSTA DEI LAVORATORI

Redazione

La partecipazione allo sciopero nazionale indetto contro le politiche industriali dell’Enel a guida Cattaneo, ha superato in Calabria le aspettative più rosee, con ben oltre il 90% di adesioni. Il dato era nell’aria, vista la grande e interessata partecipazione degli addetti alle numerose assemblee tenutesi nelle scorse settimane su tutti i luoghi di lavoro.

Centinaia di lavoratori hanno risposto compatti all’appello delle federazioni di categoria degli elettrici – Filctem Cgil, Flaei Cisl e Uiltec Uil – partecipando alla manifestazione di oggi davanti al Palazzo di Governo di Catanzaro.

Presenti i segretari generali Calabria di CGIL, CISL, UIL, rispettivamente Angelo Sposato, Tonino Russo e Santo Biondo e, per Filctem. Flaei e Uiltec, i segretari generali Calabria, rispettivamente Francesco Gatto, Antonino Mallone e Vincenzo Celi.

“Un passaggio importante, e si spera anche uno snodo, di una vertenza che – ricordano le organizzazioni sindacali interessate – nasce per contrastare con determinazione la decisione di Enel di voler esternalizzare massivamente attività esclusive e distintive, di voler modificare in modo unilaterale l’orario di lavoro, e di tagliare gli investimenti nei settori della Produzione, della Rete e del Mercato/EnelX, indebolendo in modo irreversibile un portato industriale e di competenze rappresentato e garantito dai Lavoratori.”

“Si tratta di scelte anche incomprensibili – evidenziano le Organizzazioni Sindacali – ispirate ad ottiche anacronistiche e di austerità, che esporranno l’intero Paese a rischi di tenuta di un settore strategico come lo è il settore elettrico, soprattutto in un periodo di transizione energetica e di rinnovo delle concessioni”.

“Ne è un esempio – incalzano Filctem, Flaei e Uiltec – la rinuncia alla realizzazione del progetto per la produzione di idrogeno green, con fondi PNRR per circa 15 mln di euro, nell’ex sito produttivo della dismessa centrale Enel che insiste nel comune di Corigliano-Rossano. Si ritiene, al contrario, che occorre accelerare in direzione delle energie rinnovabili, e procedere con convinzione ed in tempi brevi all’attuazione di un piano di investimenti e di immissioni di personale, necessari alla Calabria per rendere efficiente una rete inadeguata e vetusta che la pone, per qualità del servizio elettrico, tra le regioni fanalino di coda d’Italia. Un dato allarmante, che riguarda tutti i cittadini calabresi ma che non fa registrare alcun interesse da parte del governo regionale.”

“E’ assolutamente evidente – concludono i sindacati di categoria – che Enel abbia intrapreso un’ingiustificata azione esclusivamente finanziaria, finalizzata alla riduzione dei costi, che provocherà gravi difficoltà nell’organizzazione del lavoro e nell’operatività quotidiana, snaturando di fatto la stessa Enel dall’essere un’azienda partecipata dallo Stato che gestisce una concessione e dalla vocazione di azienda industriale e strategica per la Nazione.  L’iniziativa di oggi è improntata alla difesa del lavoro degli elettrici Enel e dell’indotto, ma anche finalizzata alla salvaguardia strenua di un interesse generale, qual è la garanzia di un servizio di qualità a tutti i cittadini calabresi.  

In occasione della protesta, i sindacati sono stati ricevuti dal capo di gabinetto della Prefettura Vito Turco, insieme ad alcuni funzionari prefettizi, che si è impegnato a fare presente al Governo il documento prodotto.

Di seguito le principali ragioni su cui si fonda la vertenza Enel che sono state riportate in Prefettura:

• piano di assunzioni che, già oggi non consente il rispetto del dettato contrattuale inerente la turnazione in reperibilità, e produrrà una contrazione complessiva degli organici operativi e tecnici nel Gruppo, di fatto impedendo di raggiungere gli obiettivi affidati dal PNRR ad Enel;

• esternalizzazione attività “core” dell’Area della Distribuzione, quali le manovre di esercizio sulla rete elettrica di media tensione;

• modifica unilaterale dell’orario di lavoro nella Distribuzione introducendo il semiturno per il personale che opera nel territorio;

• modifica in termini restrittivi il vigente accordo sullo Smart Working;

• ingiustificata azione finalizzata alla riduzione dei costi, non comunicata preventivamente alle organizzazioni sindacali;

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