Si confondono volutamente i bisogni di un’intera Regione con spiccio tornaconto territoriale
Nei giorni scorsi ci è capitato di leggere alcuni dispacci stampa sulla questione della futura linea AV in Calabria e di alcuni progetti collaterali volti a potenziare i raccordi tra le linee storiche e quelle previste.
Alcuni Amministratori del Tirreno e dell’area valliva calabrese hanno addotto singolari teorie sulle motivazioni che dovrebbero spingere RFI a realizzare la nuova linea AV lungo la dorsale tirrenica nel tratto Praia-Paola. I Sindaci di Paola, San Lucido e Castrolibero hanno esplicato le loro motivazioni sostenendo che, quasi a compensazione dei 90 anni in cui la ferrovia tirrena-meridionale avrebbe inferto disagi al litorale di ponente calabrese, detto percorso — per non tradire le aspirazioni delle locali Popolazioni — sarebbe quasi dovuto. È stata significata, altresì, a suffragio della tesi sostenuta, la presenza di una cospicua offerta turistica sul richiamato litorale che non può essere ignorata. “È inimmaginabile che non si pensi — si legge nell’intervento dei Sindaci — ad una proposta che non sia quella del potenziamento linea tirrenica”.
A fianco le motivazioni dei Sindaci, abbiamo letto di Prelati sibariti che hanno annunciato nefasti presagi circa la realizzazione del Deviatoio di Thurio. Si configura, finanche, un immaginario disegno di cancellazione della stazione di Sibari dalla mappa delle connessioni ferroviarie.
Ancora, autorevoli Docenti universitari che si schierano a spada tratta sull’ipotesi di un percorso esclusivamente tirrenico della nuova AV. Quasi a voler configurare la prevista linea veloce come esclusiva per le esigenze di connessione, nel minor tempo possibile, dello Stretto con la Capitale.
Naturalmente, tali manifestazioni non destano in noi meraviglia alcuna. È risaputo quanto funzionale sia al pensiero centralista ogni possibile sistema utile a giustificare l’ingiustificabile. A fianco quanto detto, si sommano poi piccole visioni localistiche che, evidentemente, annaspano a realizzare quanto il Mondo (per fortuna) si estenda oltre il semplicistico concetto di recinto d’ambito immaginato da Costoro. Tuttavia, ci chiediamo se la Calabria possa considerarsi un territorio in cui le Classi Dirigenti e la civica opinione agiscano per il bene comune piuttosto che per sterili interessi di bottega. Ci domandiamo, ancora, quale sia il senso di ragionare in termini di contesto regionale, se poi ogni ambito si comporta come organismo a parte e smembrato da un ragionamento unitario e di rete. Ma andiamo per ordine e cerchiamo di capire perché quanto contenuto nelle diramate dichiarazioni mistifica la realtà.
QUESTIONE TRACCIATO AV
Abbandonare l’idea Praia-Tarsia o la più funzionale Lagonegro-Tarsia, optando per la variante Praia-Paola non giova a nessuno. Neppure al Tirreno! Solo chi non conosce il territorio in questione potrebbe immaginare una nuova linea ferrata lungo l’angusto corridoio di ponente calabrese. La mancanza di aree pianeggianti e la saturazione di zone antropizzate a ridosso della linea di costa porterebbe, inevitabilmente, il tracciato ad un percorso di mezza costa. Considerata la conformazione quasi a falesia dell’intero ambito compreso tra Praia e Paola, la ferrovia si caratterizzerebbe come un continuum di viadotti e gallerie. I circa 80 km di linea da realizzare surclasserebbero, abbondantemente, il numero di km da percorrere su strutture impalcate e trincerate previsti dalle alternative vallive. È bene chiarire, altresì, che l’eventuale opzione restiling dell’attuale linea tirrenica non rappresenterebbe neppure la copia mal riuscita di binari ad alta velocità. Piuttosto, si tratterebbe di una sommaria velocizzazione. Quest’ultima alternativa, poco gioverebbe alle esigenze del comprensorio tirrenico; ancor meno a quelle di tutta la Regione. Soprattutto, l’investimento — comunque importante — lascerebbe quasi immutate le tempistiche di percorrenza odierna. Inoltre, trattandosi di soldi pubblici, non troverebbe giustificazione alcuna. Al contrario, il percorso mediano (Pollino-Vallo del Crati) garantirebbe il giusto compromesso ai bisogni delle due coste e dell’area interna. Vieppiù, metterebbe in condizione l’intera popolazione delle provincie di Cosenza e Crotone di poter accedere in tempi europei (max 55 minuti) ai punti di raccordo e smistamento previsti sul tracciato principale.
QUESTIONE GEOGRAFICO-DEMOGRAFICA
La popolazione calabrese si assesta su circa 1.8 milioni d’Ab. La metà di Costoro risiedono tra le provincie di Cosenza e Crotone. La concentrazione antropica delle principali aree urbane regionali della Calabria del nord giace nelle città di Crotone, Corigliano-Rossano e Cosenza. La metà dei 900mila residenti circa del nord Calabria, vive negli ambiti urbani della Città bruzia, della Piana di Sibari e del Marchesato rivierasco. I significati contesti sono allocati in area valliva e lungo la riviera jonica. La popolazione che gravita sulla sponda tirrenica (da Praia a Paola), invece, resta inferiore a 100mila abitanti; tra l’area valliva e la dorsale dell’Arco Jonico, al contrario, ne risiedono circa 800mila. Anche un bambino comprenderebbe che, a giustifica dei cospicui investimenti previsti per la realizzazione dell’infrastruttura, è necessario mettere in condizioni quanta più utenza possibile di poter fruire dell’opera stessa. È paradossale, se non illogico, se non scriteriato, dare prelazione all’area meno popolata (tra l’altro servita comunque dal raccordo di Praia), lasciando alla mercé di sé stesso il territorio che potrebbe mettere sul piatto un’utenza pari ad otto volte quella tirrenica.
QUESTIONE NODO DI TARSIA E DEVIATOIO DI THURIO
Svuotiamo il campo da una diceria che in taluni ambienti romani e della Cittadella regionale sembra aver preso il sopravvento. Secondo accreditate Personalità politiche, lo Jonio prediligerebbe un tracciato via Tarsia per avere la comodità di una stazione “sotto casa”. Intanto, contrariamente a quanto ancora qualche disattento osservatore pensa, a Tarsia non è prevista alcuna stazione. In realtà, il nodo di Tarsia rappresenterebbe, semplicemente, un’immissione della linea storica sulla futura AV. Quindi, nessun investimento da destinare a mega stazioni (oltretutto non avrebbe neppure senso). Piuttosto, il passaggio da Tarsia, darebbe opportunità a tutto il contesto dell’Arco Jonico di raggiungere i binari veloci senza circoscrivere, da nord a sud, mezza Calabria per raggiungere innaturalmente il basso Tirreno cosentino. Altra questione non di poco conto, Tarsia non è propriamente il riferimento “sotto casa” dello Jonio. Invero, la località è posta ad una distanza che varia da 25 a 55 minuti dalle Località joniche. Tali tempistiche verrebbero confermate previo operazioni di velocizzazione lungo il tronco jonico e vallivo delle attuali linee ferroviarie, con un progetto chiamato: Bretella di Thurio. Quest’ultimo, da non confondere con la riduttiva proposta di RFI (lunetta di Sibari), prevederebbe una biforcazione ferroviaria nei pressi dell’ex posto movimento di Thurio (Corigliano-Rossano) con immissione in prossimità della ex stazione di Cassano. Naturalmente, l’opzione dovrebbe comprendere la messa in funzione della stazione di Cassano e la creazione di una stazione a servizio della Città di Corigliano-Rossano e dell’interland della Sila Greca. L’attuale stazione di Sibari continuerebbe ad assurgere al ruolo che ha sempre svolto, ovvero la porta da e verso la dorsale adriatica. Solo per alcune direttrici, il mancato passaggio su Sibari, sarebbe compensato dalla sosta dei treni sulla reistituenda stazione di Cassano. Il Comune sibarita, quindi, si ritroverebbe ad ospitare due stazioni operative e non già una.
QUESTIONE OFFERTA TURISTICA
Contrariamente a quanto molti — non sappiamo se per mancata conoscenza o per mala fede — pensano, l’offerta turistica della dorsale tirrenica cosentina rappresenta meno di un terzo della proposta dell’intera Provincia. Il resto è totalmente concentrato lungo la lingua di costa che distanzia Villapiana da Corigliano-Rossano passando per Sibari (oltre 30 mila posti letto contro i poco più di 10mila compresi tra Praia e Scalea). Va da sé che considerare i soli posti letto presenti sul Tirreno, disconoscendo l’offerta jonica tre volte superiore, dimostra ampiamente la considerazione che la Politica riserva all’estremo levante calabrese. Se a questo, poi, aggiungessimo i numeri compresi tra i comuni di Crotone, Isola e Cutro (circa 20mila posti letto), ci troveremmo di fronte al più imponente sistema turistico dell’intera Regione.
QUESTIONE POLITICA
Fermo restando quanto sopra dichiarato, resta da capire e decifrare quale sia il ruolo della folta Rappresentanza politica jonica nelle vicende che caratterizzano i prossimi passi della mobilità territoriale. Oggi, l’Arco Jonico, esprime, tra il Crotonese, la Sila, la Sibaritide ed il Pollino, 4 Parlamentari nazionali, 7 Rappresentanti regionali, 13 Consiglieri nelle rispettive Province e due Presidenti di Provincia. Una così corposa presenza istituzionale non esiste in nessun’altra area della Regione. Sarebbe lecito porsi domande riguardo a quale sia l’influenza di questa Rappresentanza, sulle scelte operate dallo Stato nell’ambito territoriale di loro pertinenza. Lo Jonio, d’altronde, si è sempre lamentato di non avere Referenti che amplificassero la voce delle legittime esigenze di quella che potrebbe essere una della aree più produttive dell’intero Meridione. Tuttavia, oggi, si ritrova in una condizione — pur in presenza di un cospicuo numero di Figure istituzionali — di marginalità rispetto ai processi di crescita. Quanto su riferito, purtroppo, esplica il livello qualitativo di buona parte della nostre Classi Dirigenti. Vieppiù, certifica, per meri fini elettoralistici, succursali interessi agli equilibri del centralismo storico. Non ci risulta, infatti, esclusa una sparuta minoranza delle richiamate Personalità, l’avvio — ai vari livelli di rappresentanza — di interrogazioni finalizzate a chiarire la molteplicità di storture ed aberrazioni nel tempo perpetrate a danno dell’Arco Jonico.