CATANZARO – 9 AGOSTO 2021. “Nella provincia di Catanzaro ultimamente sono stati denunciati a mezzo stampa presso il 118 diversi casi di ambulanze demedicalizzate oppure ritardi significativi (di oltre un’ora) sul soccorso. Il tutto sarebbe dovuto ad una fuga di personale medico convenzionato dall’Asp di Catanzaro legata, a quanto denunciano i medici, ad inspiegabili differenze di trattamento economico tra medici convenzionati all’interno del comparto anche tra Asp diverse della stessa Regione Calabria, a parità di contratto”. È quanto afferma la senatrice Bianca Laura Granato in merito alla vertenza aperta dei medici del 118 di Catanzaro che sono di nuovo sul piede di guerra contro l’Asp a causa della mancanza di un adeguato trattamento economico e turni massacranti. La senatrice Granato preannuncia in merito una interrogazione al Senato, in ripresa dei lavori parlamentari e sollecita l’intervento di Regione e Asp.
“Solo le Asp di Catanzaro e Crotone avrebbero, infatti, eliminato dai cedolini dei medici convenzionati del 118 una indennità ritenuta illegittima, di 5,50 euro lorde all’ora di servizio, che le Asp di Vibo, Cosenza e Reggio riconoscono – afferma la senatrice Granato -. Ma i medici convenzionati di Catanzaro sono anche penalizzati doppiamente rispetto ai colleghi di Crotone. In quanto, oltre a non avere più le 5.50 lorde su tutto il monte orario da dicembre 2019 (-700/800 euro), come i crotonesi, in più hanno un prelievo mensile di 500 euro come media, per coprire questa indennità percepita anche durante le ferie degli ultimi 10 anni. Per farla breve, il compenso stipendiale di un medico convenzionato di Catanzaro con 170 ore lavorate mensili oggi si aggira sui 1700/2000 euro, con un ammanco mensile di circa 1200/1300 euro, rispetto ai colleghi delle altre Asp calabresi. Oggi, che è in vigore un apposito dispositivo normativo nel decreto Sostegni bis, tali trattenute applicate solo dall’Asp di Catanzaro non sono più legittime e dovrebbero essere restituite. C’è un dato incontrovertibile che non esiste altrove in Italia: inspiegabilmente nella stessa regione categorie di medici con lo stesso contratto godono di trattamenti economici diversi”.
“Un’anomalia ingiustificabile che starebbe producendo l’effetto nefasto di far fuggire questi lavoratori con esperienza sul campo verso altri comparti o verso le altre ASP calabresi, con il risultato che le poche unità rimaste a Catanzaro subiscono sia il danno che la beffa: vale a dire che non solo hanno un carico di lavoro maggiorato, per coprire i turni che rimangono scoperti, ma anche godono di un trattamento economico notevolmente sfavorevole (hanno uno stipendio decurtato di 1/3!)rispetto a quello dei colleghi con identico contratto delle altre province calabresi – si legge ancora nella nota -. Una situazione questa a cui i vertici anziché rimediare lavorando con le altre Asp calabresi onde garantire l’uniformazione del trattamento economico su tutto il territorio regionale,sembrano orientati piuttosto a “mettere pezze” con assunzioni a tempo determinato di personale aggiuntivo alle prime armi e con un ricorso sempre più frequente all’elisoccorso. In questo modo il problema rischia di essere solo aggirato, ma non risolto e con provvedimenti che non sembrano ricondursi ai principi di economicità, efficienza e buon andamento della pubblica amministrazione. Non si capisce quale sia l’obiettivo dell’amministrazione catanzarese, visto che sembra agire quasi per disincentivare sul territorio di sua competenza l’esercizio della professione medica proprio in un comparto ad alto rischio, di per sé già assai poco attrattivo”.
“La situazione in estate non è più sostenibile, e nell’attesa che si trovi una formula per consentire a questi lavoratori un rapporto di lavoro subordinato regolamentato da un Contratto Collettivo Nazionale , che finalmente porrebbe fine a queste discriminazioni, bisogna che la Regione e l’Asp soprattutto di Catanzaro si attivassero immediatamente per risolvere questa situazione insostenibile – conclude Granato -. Dopo la pausa estiva dei lavori del Senato, se la situazione dovesse permanere non consentendo di conciliare un servizio efficiente sul territorio con il diritto dei lavoratori ad una retribuzione equa, presenterò un’interrogazione parlamentare affinché la situazione giunga ad un definitivo chiarimento”.