Apprendo dalla stampa che la Giunta comunale della cittadina in cui io sono nata e vivo (per consapevole e deliberata scelta) ha avviato le procedure per intitolare una strada a Silvio Berlusconi; la notizia mi ha lasciato non solo basita, ma anche e, soprattutto, fortemente turbata. Andando in giro per le città dell’Italia mi sono imbattuta in vie dedicate a illustri personaggi della storia mondiale, europea, italiana e locale, personaggi che nel loro grande o nel loro piccolo hanno fatto la storia dei luoghi in cui la loro azione si è svolta.
Il pensiero che una via della nostra città possa essere dedicata ad un personaggio come Berlusconi mi fa tremare le vene e i polsi; sono andata, perciò a verificare la legislazione in merito e ho scoperto che la legge prevede un lasso di tempo di 10 anni dalla morte prima che si possa intitolare una strada, ma ho anche constatato che sono ammesse delle deroghe nel caso di particolari benemerenze. Siccome ho assistito alla parabola politica di Berlusconi anche dall’estero, dove mi trovavo all’epoca in cui venne eletto per la prima volta, non ho potuto constatare che gli si possa attribuire alcun particolare merito, piuttosto parecchi demeriti alcuni anche di una certa gravità. Ricordo, anche a me stessa, che l’ex cavaliere è stato condannato per frode fiscale e, soprattutto, che la sua villa di Arcore era una casa di tolleranza frequentata non solo da giovani donne prezzolate, ma anche da minorenni che lui diceva di voler proteggere e aiutare a suon di denari. E mi colpisce molto che questa procedura sia stata avviata proprio in questi giorni in cui si ricorda la violenza contro le donne, quelle stesse donne che lui soleva pagare considerandole oggetti per soddisfare i suoi desideri di depravato. La stima di Berlusconi per le donne, soprattutto per quelle dotate di cervello, si è esplicitata in altri contesti: in Europa quando fece le corna alla Merkel nella foto di gruppo e in Italia quando si rivolse alla Bindi facendole questo complimento “Lei è più bella che intelligente”, proprio come le Ministre che lui ha portato in parlamento.
Dopo aver dolorosamente riflettuto su questa vicenda mi sono messa a pensare a quanti illustri personaggi abbiano illustrato il nostro territorio che meriterebbero l’intitolazione delle strade cittadine e ne ho trovati parecchi, persone degnissime e meritevoli di essere ricordate, soprattutto alle future generazioni. Li cito in ordine rigorosamente alfabetico perché non desidero fare graduatorie di merito: Michele Aiello, studioso di storia, professore e politico di grande spessore, Don Onofrio Brindisi, Monsignore, fondatore di numerose istituzioni caritatevoli e del premio della testimonianza, Vittorio De Seta, regista e padre del cinema documentarista italiano, riconosciuto a livello mondiale, Beato Don Francesco Mottola, fondatore delle case della carità, mistico e poeta, Antonino Murmura, politico di spessore, costituzionalista e padre della provincia di Vibo, nonché di quella di Crotone, Luigi Lombardi Satriani, professore e fondatore dell’antropologia italiana riconosciuto a livello mondiale, Franco Tassone, giudice, fondatore del Movimento Meridionale e della casa editrice Qualecultura, Emilia Zinzi, professore, storico dell’arte che ha fatto molti studi sul nostro centro storico dichiarandolo uno dei più belli della Calabria.
Ho pensato di fare i nomi di questi miei concittadini e conterranei che hanno dato lustro a Vibo Valentia, alla Calabria e non solo e di ricordarLi agli smemorati amministratori vibonesi, opposizione compresa; se non lo facciamo noi chi lo farà.
Anna Murmura