Torna in auge la medicina monastica, la cosiddetta galenica conventuale di memoria medioevale, quella che si praticava nelle abbazie e produceva medicinali e composti curativi realizzati con piante ed erbe. L’esperienza di laboratorio riemerge dal passato al 38° Congresso nazionale della Società dei farmacisti ospedalieri e dei servizi farmaceutici delle aziende sanitarie in corso fino a domenica Roma. L’idea è quella di portare nel presente la cultura e la manualità delle origini, ripercorrendo arti e mestieri dei secoli scorsi: e allora ecco riemergere, da vecchi libri polverosi che fanno venire in mentre “Il nome della Rosa”, ricettari medievali, erbari e strutture di cure del Medioevo.
Nei monasteri e nei conventi del ‘200 e ‘300 c’era spesso il cosiddetto hortus simplicium, il giardino dei medicamenti semplici, dove venivano coltivate le piante poi utilizzate dai monaci per preparare medicinali e composti. Ai farmacisti ospedalieri che partecipano al laboratorio L.I.F.E. nell’ambito del Congresso, le tecniche dell’erboristeria che si praticava nel Medioevo sono state insegnate dai maestri laici della abbazia di Morimondo, in provincia di Milano. (ANSA).
Torna di moda la medicina monastica, come nel Nome della rosa
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