Quasi tutti, il 95,5%, degli utenti della Rete tra i 15 e i 18 anni hanno almeno un profilo sui social network, ma la percentuale è alta anche tra i ragazzi più giovani, tra gli 11 e i 14 anni, che hanno accesso ai social nel 77,5% dei casi (anche se c’è un limite di 13 anni). A confermare dell’enorme diffusione di piattaforme come WhatsApp, Facebook e Instagram tra adolescenti e preadolescenti e i comportamenti a rischi collegati, è una ricerca condotta da quattro università, la Cattolica di Milano, Sapienza e Lumsa di Roma e Federico II di Napoli, per iniziativa dei Co.Re.Com di Lombardia, Lazio e Campania, presentata alla Camera al convegno ‘Cyberbullismo e comportamenti in Rete dei ragazzi: un viaggio da nord a sud’. Spesso l’uso dei social avviene senza una ‘rete di sicurezza’: infatti, il 57% degli intervistati (un campione di 1.500 studenti in Lombardia, Lazio e Campania) utilizza un profilo ‘privato’, i cui contenuti cioé non sono visibili agli estranei, mentre il 40,3% ha un profilo pubblico, e il 2,7% è inconsapevole, non ricorda. Le informazioni personali condivise sul profilo includono il proprio volo nel 73% dei casi, foto e video personali (72%), il congnome (64,7%). Quasi la metà condivide anche la scuola frequentata. Un po’ più di riservatezza la si ha rispetto al proprio numero di cellulare (che pure è condiviso dal 19%) e all’indirizzo di casa (9,1%). I pericoli sono di varia natura: il 27,8% dei ragazzi ha risposto che nell’ultimo anno ha sperimentato una forma di bullismo, il 20% ha ricevuto messaggi sessuali, il cosiddetto sexting, e circa il 5% si è accorto che qualcuno aveva creato un proprio profilo falso, il 13,6% ha trovato online foto che non voleva fossero pubblicate. La ricerca si è focalizzata anche su comportamenti a rischio, concludendo che un po’ di accortezza riduce i pericoli, ma non li elimina: coloro che impostano il proprio account in modalità ‘pubblica’ hanno circa il 10% di probabilità in più di sperimentare bullismo, sexting, e abuso i dati personali, mentre comportamenti più prudenti nella gestione della privacy riducono la probabilità di andare incontro a rischi, anche se non la annullano completamente
Cyberbullismo: 4 su 10 con profilo aperto
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