In soli 10 anni, ovvero nel 2028, si registrerà in Italia una popolazione anziana non autosufficiente pari a 6,3 milioni di persone. La proiezione è del Rapporto Osservasalute 2017: nel 2028, tra gli over-65 le persone non in grado di svolgere le attività quotidiane per la cura di se stessi (dal lavarsi al mangiare) saranno circa 1,6 mln (100 mila in più rispetto a oggi), mentre quelle con problemi di autonomia (preparare i pasti, gestire le medicine e le attività domestiche) arriveranno a 4,7 mln (+700 mila). Ciò, avverte il Rapporto, porrà “seri problemi per l’assistenza”.
Il trend, sottolinea il Rapporto – pubblicato dall’Osservatorio nazionale sulla salute nelle regioni italiane, che ha sede presso l’Università Cattolica, e coordinato dal presidente dell’Istituto superiore di sanità Walter Ricciardi e dal direttore scientifico dell’Osservatorio Alessandro Solipaca – è delineato “considerando l’andamento demografico di invecchiamento e gli attuali tassi di disabilità, ma i dati potrebbero rappresentare una sottostima del problema”. “Ci troveremo di fronte a seri problemi per garantire un’adeguata assistenza agli anziani – avverte Solipaca – in particolare quelli con limitazioni funzionali (che non sono autonomi), perché la rete degli aiuti familiari si va assottigliando a causa della bassissima natalità che affligge il nostro Paese da anni e della precarietà dell’attuale mondo del lavoro che non offre tutele ai familiari caregiver”. Più in generale, l’indagine segnala come diminuisca il numero degli abitanti in Italia, con oltre 1 italiano su 5 che ha più di 65 anni: attualmente sono 6,6 mln i 65-74enni (10,9% con un picco del 12,7% in Liguria), 4,8 mln i 75-84enni, 2 mln gli over-84 (con le donne che rappresentano la maggioranza, ovvero il 68%).
Continuano invece a calare gli ultracentenari: al gennaio 2017, meno di 3 residenti su 10mila hanno 100 anni e oltre e le donne sono le più numerose. Attualmente, ben il 30,3% degli ultrasessantacinquenni ha molta difficoltà o non è in grado di usare il telefono, prendere le medicine e gestire le risorse economiche, preparare i pasti, fare la spesa e svolgere attività domestiche, leggere, svolgere occasionalmente attività domestiche pesanti. Tali prevalenze si attestano al 13% nella classe di età 65-74 anni, al 38% per gli anziani tra i 75-84 anni e al 69,8% tra gli ultra ottantacinquenni. Da ciò, rileva il Rapporto, “si evince una richiesta di aiuto e una difficoltà di gestione della quotidianità”.
– Presidente geriatri,più specialisti per assistenza a anziani
“E’ fondamentale da subito accrescere sensibilmente il numero di specializzandi in Geriatria, promuovere la Geriatria quale materia di insegnamento nei corsi di Scienze infermieristiche e diffondere la conoscenza delle problematiche peculiari della riabilitazione in età geriatrica nei corsi di laurea in Fisioterapia e terapia occupazionale”. Sono queste le strategie per riuscire a far fronte all’assistenza degli anziani non autosufficienti che, al 2028, supereranno i 6 milioni. Ad affermarlo, commentando il Rapporto Osservasalute 2017, è il presidente della Società italiana di geriatria e gerontologia (Sigg), Raffaele Antonelli Incalzi. “Nell’insieme – rileva Incalzi – è indispensabile prendere atto del cambiamento epocale nella struttura della società e dei suoi bisogni per prepararsi a farvi fronte nel modo migliore per il singolo e più sostenibile per la comunità”. Nel 2028, infatti, “oltre sei milioni di soggetti oltre i 65 anni saranno non autosufficienti. Ciò – avverte – definisce una condizione potenzialmente drammatica sul piano socio-sanitario in rapporto all’attuale assetto organizzativo del Servizio sanitario nazionale e dei Servizi sociali”. Per questo, prosegue, “è auspicabile in primis una stretta integrazione tra servizi sanitari e sociali così da ottimizzare la resa operativa, ma questo sarebbe comunque insufficiente a fare fronte ai fabbisogni attesi. Questi, infatti, coprono diversi ambiti tra cui la stessa struttura e organizzazione degli ambienti di vita con ricorso a soluzioni di domotica, robotica e monitoraggio remoto e telesorveglianza”. La disabilità va inoltre di pari passo con la multimorbilità: “I servizi di assistenza territoriale – avverte – andranno fortemente potenziati in senso geriatrico così da prevenire l’altrimenti inevitabile, improprio e costoso ruolo di supplenza degli ospedali. La riabilitazione domiciliare di mantenimento – conclude – dovrà quindi acquisire un ruolo centrale nell’assistenza”.