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Otto milioni di anziani con dolore cronico ma nel 60% dei casi non viene curato

Redazione

Otto milioni di persone over 65 soffrono di un dolore cronico che in un caso su due limita le attività quotidiane, eppure il 60% non viene curato in alcun modo e la sofferenza è del tutto sottostimata oltre che sottotrattata. E’ emerso al Congresso “Dolore e sofferenza nell’anziano”, organizzato dalla Società Italiana di Gerontologia e Geriatria, in collaborazione con la Conferenza Episcopale Italiana. Gli esperti hanno sottolineato che anche nei pazienti più gravi e fragili, incapaci di esprimersi, basterebbero cinque minuti di osservazione di cinque elementi non verbali, dalla postura alle espressioni del viso, per valutare e diagnosticare il dolore. Che talvolta è inguaribile, ma può e deve essere curato, prima di tutto attraverso la condivisione: come mostrano studi condotti con la risonanza magnetica, raccontare la sofferenza riduce l’attivazione di insula e corteccia cingolata anteriore, le aree cerebrali deputate al dolore, diminuendo perciò la percezione del dolore stesso. Gli studi discussi al congresso rilevano che dare voce alla sofferenza ha un potere antidolorifico. Trovare modi, tempi e parole per condividere il dolore è una vera terapia, che può ridurre la percezione anzichè proseguire nella falsa convinzione che gli anziani tollerino meglio il dolore o quasi non lo provino, soprattutto quando la colpa è di patologie gravi come la demenza.
“La parola è cura: dare ascolto alle sofferenze può ridurre la percezione del dolore e questo è molto importante nell’anziano, che spesso prova dolore nel più totale silenzio”, osserva Flavia Caretta, Responsabile del Centro di Ricerca Promozione e Sviluppo dell’Assistenza Geriatrica all’Università Cattolica di Roma. E aggiunge: “Il medico deve ritrovare la dimensione della relazione e dell’ascolto, se il racconto del paziente viene interrotto per la fretta del curante, il malato dà molte meno informazioni”.
Sottolineata al congresso l’importanza di adattare le scale di misurazione ai pazienti con demenza utilizzando per esempio la scala Painad, Pain Assessment in Advanced Dementia, che tiene conto della postura e del linguaggio del corpo, delle espressioni del viso, dei vocalizzi, della respirazione e della consolazione.

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