(di Silvana Logozzo) “Sono molto felice perchè ho potuto fare il mio testamento biologico, ora chiedo che venga assolutamente approvata la legge”. Una frase, scritta sul computer grazie ad un ausilio informatico, l’unico mezzo che ha di comunicare Severino Mingroni, 58 anni, disabile grave e consigliere generale dell’Associazione Luca Coscioni. In un video diffuso dall’Associazione, Severino mostra come con i movimenti della testa riesce a scrivere con poche parole il suo appello al Parlamento.
In un testo il racconto, scritto con la stessa tecnica, delle sue due vite: quella di prima, quando la malattia non lo aveva ancora colpito, e quella di adesso, da malato gravissimo. Figlio di emigrati in Belgio dove il padre faceva il minatore, a due anni, nel 1961, Severino rientrò con la madre in Abruzzo. Il liceo classico, gli studi universitari mai portati a termine, poi il lavoro come bidello all’Università di Chieti. La vita di una persona normale, con le speranze e i sogni di tutti.
La prima vita, racconta, durò fino alla la mattina di domenica 22 ottobre 1995, quando nella casa dei genitori, fu colpito da trombosi all’arteria basilare destra. Da quel momento Severino è diventato una persona gravemente disabile, affetto da Lis, Locked-in Syndrome. “All’inizio ero perfettamente immobile e muto – racconta – riuscivo a muovere solo la palpebra destra, con cui ‘parlavo’ con un codice elementare. Poi, col tempo e con molta terapia, sono rimasto tetraplegico e muto ma ho riacquistato il controllo volontario della testa, grazie alla ‘resurrezione’ dei muscoli del collo. La mia terapista del Santo Stefano di Porto Potenza Picena, pensò di farmi gestire il computer proprio e soprattutto con la testa, grazie ad ausili informatici adatti a me. Tornato a casa, i miei familiari trovarono un ausilio molto più opportuno e semplice che mi permetteva di gestire completamente un pc”. Severino insomma, non può più camminare, essere autonomo, parlare, la sua esistenza incontra tante, troppe difficoltà quotidiane. La scrittura è il mezzo che gli consente di dire al mondo che della legge sul Biotestamento c’è bisogno, e lui è uno di quelli che la chiede. Non a viva voce, perchè la malattia lo ha privato, ma con la sua grande forza di volontà.