E’ una città in fermento quella pitagorica. Una città che vive in uno stato d’ansia mista ad ebbrezza.
Ci si sente “strani”: da una parte speranzosi, dall’altra – forse – non ci si vuole illudere per poi non rimanerci male.
Si perché se alla fine si dovesse retrocedere lo sarà per pochi, pochissimi punti e farebbe male. Non vogliamo pensarci, per ora. Vogliamo invece lasciarci trasportare da questo fermento che c’è in città.
Sarà anche la festa della Madonna di Capocolonna – che ogni anno anima Crotone e scalda i cuori dei crotonesi – ma l’aria che si respira in città è davvero particolare. Non c’è persona per strada che non parli della clamorosa rimonta che la squadra di mister Nicola sta operando, anche i più scettici – ora – si sono ricreduti.
Non solo calciofili, ma anche gente comune, magari donne a cui non piace il calcio ma che hanno preso a cuore questi ragazzi, questa squadra. “C’ha facim?”, “ni salvam?”, queste le domande ricorrenti quasi come a cercare supporto, sollievo, quasi a mostrare – inconsciamente – la voglia di riscatto che questa gente, quella di Crotone, brama da tempo ma non riesce a tirar fuori, vuoi per colpa dei politici imbrillantinati di turno, vuoi per propria pigrizia.
Quel riscatto che ora tutti vanno cercando nel calcio, già, il calcio, l’oppio dei popoli.
Questo primo anno di Serie A, doveva essere anche questo, doveva essere un punto di partenza verso nuovi scenari. Purtroppo così non è stato, per una serie di motivi che conosciamo bene.
Il sussulto d’orgoglio degli “squali”, ha però ridato dignità ad una squadra, ad una città ad un popolo, almeno dal punto di vista sportivo. Da squadra materasso che “rovina il campionato”, il Crotone è passato a “unica squadra che meriterebbe la salvezza”. I giudizi dei tifosi neutrali e degli addetti ai lavori, si sono completamente rovesciati.
In tanti hanno dovuto ammettere di aver giudicato troppo frettolosamente ed ora sono li a tifare per il simpatico club calabrese.
Fino ad’ora il primo e storico anno di Serie A, è stata forse un’occasione persa, quello che doveva essere ma non è stato, giocando un po’ con le parole.
Ma la vita ti concede sempre una seconda chance da sfruttare però, perché adesso sarebbe diverso: con uno stadio già pronto, con un anno di esperienza e soprattutto con la consapevolezza di poter recitare un ruolo importante anche nella massima serie calcistica.
Allora ecco che Crotone – partendo dal calcio – potrebbe credere in una rinascita, perché in fondo non è mAi troppo tardi!