La violenza è un crimine che priva l’essere umano della propria giusta serenità, della libertà e ne condiziona la vita. Le percentuali di violenza espresse in numeri evidenziano un 77,3% di violenza psicologica e di un 60% quella fisica (dati d.i.Re), il 78 % delle aggressioni si consumano dentro le mura domestiche, il 15,3% è rappresentato da violenza sessuale , e dato numerico ancora più importante dal primo gennaio al 24 novembre 2023 le donne uccise sono state 107.
La violenza rappresentata in domestica, economica, sessuale, nonché mobbing, stalking ha in campo sanitario una delle forme più costanti di violenza sul luogo di lavoro.
Tutti i giorni, e da anni, in Italia viene evidenziato più di un atto di violenza sui sanitari, di contro non si percepiscono progressi tangibili dal punto di vista legislativo che ne tutelino l’attività ,mentre le denunce di violenza, sulle donne in particolare, che non è rappresentata solo dalla violenza fisica, di cui i media, ormai, ne scrivono o ne parlano solo a margine in un’ultima pagina di cronaca, a meno che non ci sia un morto, rappresenta un quotidiano in cui i sanitari sono le vittime predestinate di atti di violenza e soprusi e intimidazione di vario genere, legate alla mancanza di organizzazione gestionale e strutturale.
La violenza sulle donne dovrebbe richiedere un intervento multidisciplinare e, per quanto vengano create risorse e percorsi specifici per le vittime di violenza, risulta insufficiente la soluzione pratica di un problema in cui i sanitari possono essere rappresentati come i soldati al fronte e i gestori amministrativi i graduati decisori nei bunker protetti.
La triste realtà della violenza sul posto di lavoro per i sanitari è caratterizzata nell’essere espressa sotto varie forme, la prima fisica o verbale, da parte dei pazienti e dei loro familiari, la seconda è caratterizzata da pressioni psicologiche e mobbing che ne ostacolano la carriera e in alcuni casi producono scelte di abbandono delle giuste ambizioni professionali.
E se per la prima si è creato un “inutile osservatorio romano” della violenza sui sanitari sul secondo nulla si è fatto e nulla sembra si voglia fare.
Il collegio Italiano di chirurghi ha più volte preso posizione contro ogni forma di violenza, e non in coincidenza di ricorrenze, la brutalità della violenza impone una presa di coscienza e delle soluzioni definitive. La tutela della donna è un atto dovuto in una società civile, e la violenza, sotto qualsiasi forma si manifesti, deve essere prevenuta e non curata.
Dr.C.Massimo Misiti
Segretario Nazionale
Collegio Italiano Chirurghi