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Italia Turismo smobilizza: in vendita anche il resort di Sibari

Redazione

Italia Turismo smobilizza e mette in vendita, anche in Calabria, terreni e villaggi turistici, compreso quello di Sibari. Per evitare speculazioni e l’eventuale compromissione dei livelli occupazionali, è necessario che la Regione si faccia carico di tutelare gli interessi pubblici.

Lo chiede il consigliere regionale Gianluca Gallo, accendendo i riflettori sul bando di recente pubblicato da Invitalia per la dismissione della società Italia Turismo. «Invitalia – ricorda Gallo – è l’agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa, una società per azioni a capitale pubblico. Per gestire le attività imprenditoriali turistiche che s’era ritrovata in eredità, negli anni passati Invitalia aveva creato un’apposita società, Italia Turismo, destinataria dei corposi investimenti statali ed europei destinati alla realizzazione di alberghi e resort, in particolare nel Meridione, con l’obiettivo di favorire uno sviluppo sostenibile e la creazione di nuovi posti di lavoro». Adesso, però, arriva la scelta di cedere l’asset turistico, con la dismissione di Italia Turismo e la cessione dei suoi beni. Tra questi figurano, in Calabria, il compendio di Simeri Crichi, alcuni terreni a Nicotera e – soprattutto – il “Green Village”, struttura già da tempo attiva (con la gestione di una società terza) sulla costa sibarita. «Il villaggio turistico sibarita ed i terreni di Nicotera – sottolinea l’esponente della Cdl – sono posti in vendita in un unico pacchetto, ad un prezzo di circa 45 milioni di euro. Lungi dal voler interferire nella procedura, credo sia tuttavia opportuno che la Regione intervenga per verificare che tutto proceda nel migliore dei modi, avendo cura di far sì che vengano in ogni caso garantiti anche gli interessi pubblici, per evitare di penalizzare la Sibaritide e porre in pericolo altri posti di lavoro». Motivo per il quale, conclude Gallo, «mi rivolgo al presidente Mario Oliverio, anche nella sua veste di titolare delle deleghe sul turismo, perché massima sia l’attenzione sulla vicenda: lo richiedono i fondi statali e comunitari investiti, nel recente passato, per la realizzazione degli insediamenti in questione, e la necessità di evitare brutte sorprese ad un territorio che non merita ulteriori rapine economiche o ferite occupazionali».

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