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Chi era Andrea Rocchelli e perché la sua morte ricorda quella di Regeni

Redazione

Il 24 maggio del 2014, il fotoreporter italiano Andrea Rocchelli fu ucciso a Sloviansk, mentre documentava insieme con il suo interprete, e attivista per i diritti umani, Andrei Mironov, i danni sulla popolazione civile della guerra in Donbass, Ucraina. Le autorità ucraine liquidarono la sua morte come un incidente, ma l’arresto di un italo ucraino a Bologna riapre il caso, che assomiglia in modo inquietante a quello di Giulio Regeni, il ricercatore sequestrato e torturato a morte in Egitto.

Andrea, ricostruisce Repubblica, fu colpito da una granata mentre fotografava un treno fermo sui binari, presidiato dall’esercito ucraino. Non era infatti la prima volta che andava in quel luogo: nei giorni precedenti stato nello stesso posto per documentare quello che stava accadendo.

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 Il passaporto di Andrea Rocchelli

Ecco il racconto di William Roguelon, un fotoreporter francese che era con Rocchelli e si salvò:

“Andrea mi dice che quel treno serviva a impedire il passaggio dei carri armati. A quel punto vediamo un uomo in abiti civili per strada che ci dice di andare via. Ci mettiamo in fila indiana per tornare indietro, verso l’auto. Passano 5-6 secondi e sentiamo colpi di kalashnikov contro di noi. Saltiamo in un fossato (…) da lì proviamo a raggiungere nuovamente l’auto. Arrivati all’altezza della macchina aspettiamo 2-3 minuti che i soldati smettano di sparare. A quel punto, però, partono i colpi di mortaio. Uno colpisce la macchina (…) Decidiamo di tornare indietro, di nuovo verso il treno. Quanti colpi di mortaio ci hanno sparato? Non so, ho smesso di contare quando sono arrivato a 10. Uno abbatte un albero, un altro mi cade vicino, io resto ferito, mi guardo le gambe per vedere se c’era sangue. Fortunatamente riesco a muoverle. Il terzo colpo cade tra l’autista del taxi, Andrea e Andrej: è il colpo mortale per loro due. L’autista e il civile che era poco distante si rialzano e vanno verso la macchina. Io mi rimetto in piedi, passo davanti ai corpi di Andrea e Andrej (..) Mi trovo davanti a un gruppo di una ventina di soldati filo russi che erano appena arrivati. Loro mi insultano e mi dicono di andare via. Io proseguo, mani alzate, la mia attrezzatura in evidenza finché non si ferma un’auto: ci salto su e mi faccio portare in ospedale mentre dietro di noi ci continuano a spararci addosso”.

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 Andrea Rocchelli

Le similitudini con il caso Regeni

L’atteggiamento dell’Ucraina durante l’inchiesta per fare luce sulle circostanze della morte di Andrea, dice l’avvocato Alessandra Ballerini, ricordano quello dell’Egitto nei confronti del caso Regeni. “L’Ucraina ci ha inviato testimonianze inutili, il tassista mente e si contraddice. E’ stato un delitto intenzionale: loro dicono che sono giornalisti e vengono attaccati per questo. Al momento si può parlare di ostruzionismo ucraino, un muro di gomma molto simile a quello egiziano”.

Il riferimento a Regeni riecheggia anche nelle parole del senatore Luigi Manconi che sta seguendo la vicenda Rocchelli. “Di Andrea si dice fosse temerario, imprudente, sprovveduto”, dice. “Sono gli stessi tratti biografici e caratteriali richiamati per Giulio Regeni. Ebbene entrambi erano uomini, non ragazzini, tutt’altro che temerari. Sono aggettivi che tentano di screditare queste persone e rivelano la pavidità di chi li pronuncia: parole che non ci devono fermare nella ricerca per la verità e la giustizia”. (agi)

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