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Inizia venerdì 6 settembre l’assemblea ecclesiale diocesana dal tema: “Parrocchia: lavori in corso”

Redazione

Carissimi,

rivolgo a voi l’ammonimento di Gesù: «State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso; come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere e di comparire davanti al Figlio dell’uomo» (Lc 21, 34-35).

In questi giorni di caldo afoso in cui cerchiamo riposo e sollievo per ritemprarci, vi raggiunge la mia comunicazione sulla prossima Assemblea Diocesana che si svolgerà il 6 – 7 e 13 Settembre sul tema “Parrocchia: lavori in corso. La sfida del cambiamento”. (Articolazione dell’Assemblea in Allegato)

Dal primo anno del mio ministero episcopale ci siamo confrontati sul progetto pastorale “La gioia del Vangelo” suddiviso in:

  • 2016/2017: Evangelizzazione, adulti/famiglia e comunità
  • 2017/2018: Evangelizzazione, iniziazione cristiana e comunità
  • 2018/2019: Evangelizzazione, adolescenti/giovani e comunità

Nel 2015/2016 abbiamo preso le mosse da un’analisi sociologica del nostro territorio per riconsiderare la presenza cristiana individuandola nella Misericordia, nella Compassione e nella Giustizia come vie di umanizzazione.

Sia nei Consigli Presbiterali Vicariali che nei Consigli Pastorali Vicariali, abbiamo riscontrato le maggiori criticità soprattutto nell’essere “presenza missionaria” vivace e creativa.

La nostra riflessione condivisa sui temiadulto/famiglia, iniziazione cristiana ad ispirazione catecumenale e adolescenti/giovani, ha prodotto alcuni passi in avanti ma ce ne aspettano molti altri per mettere a punto una pastorale dinamica, estroversa, tutta in “uscita”.

E’ indilazionabile una conversione della pastorale, dal momento che, come sostiene il teologo Armando Matteo, l’adulto è “evanescente”, le donne, soprattutto quarantenni, mancano nella vita ecclesiale e i giovani, che nel nostro territorio calabrese per ragioni di studio o di lavoro abbandonano la Regione, costituiscono una “generazione incredula”.

Il teologo Giuliano Zanchi, che parteciperà come relatore all’Assemblea Diocesana, nel suo libro “Rimessi in viaggio. Immagini da una chiesa che verrà”, nel primo capitolo dal titolo “Tornare alla realtà”, così afferma nell’incipit “Emmaus update”: «Luca ventiquattro tredici trentacinque. Il crepuscolare racconto dei due discepoli in fuga verso Emmaus. Abbiamo sempre pensato di essere gli eredi di una storia che qualcun altro aveva imbastito una volta per tutte. Pensavamo che a noi sarebbe bastato rimanere nei binari. E anche queste pagine bibliche, per dire, ci sono sempre parse storie di altri. Ci abbiamo fatto della gran letteratura e della straordinaria pittura. Ma nella convinzione che fossero travagli che qualcuno si era sobbarcato per noi. Che spaventosa ingenuità! Solo adesso comprendiamo che queste pagine parlano di noi. Congegnate per arrivarci dall’abisso dei secoli come istruzioni in caso di panico. Metti una morte di Dio. Di quelle che ogni tanto affliggono la storia. Può capitare, no?In effetti noi cristiani siamo di nuovo per strada. Per qualche secolo ci eravamo convinti di avere fissa dimora in un mondo immutabile. Invece la storia ci ha rimessi in viaggio. In compagnia di questa umanità irrequieta che con innegabile coraggio continua a cercare se stessa. Una folla planetaria di esseri umani in frenetico movimento verso qualcosa di cui non si intravedono ancora le luci, trascina anche noi, quasi di peso fra gli ondeggiamenti di un cammino dalle destinazioni ignote. Andiamo dove vanno gli uomini. Per forza. Ma in tutto questo mobilitarsi generale il cammino dei cristiani sembra ancora una volta una fuga. Come ai tempi di Emmaus. Non ha il passo convinto di qualcuno che sa dove andare. Ha piuttosto l’agitazione di chi da un luogo vuole allontanarsi in fretta. Più che incamminarsi verso un domani, i cristiani oggi sembrano fuggire dal presente. Questo tempo sembra metterli profondamente a disagio. Lo attraversano col sentimento di cattiveria che avvilisce chiunque si sente prigioniero di qualche situazione imposta dal destino. Lo capisci dal loro essere costantemente disadattati nelle cose di questo mondo. Qualcuno ne fa una questione di testimonianza. Ma si vede a occhio nudo che si tratta più di risentimento che di eroismo. Così noi cristiani oggi sembriamo gente che se ne va per la propria strada, immusoniti e borbottanti, tentati di continuare a parlare tra di noi con ossessione di tutto quello che è accaduto, del passato, di questo presente vissuto come una fine, come la perdita di tutto, di come era bello una volta, del perché non esiste più quel mondo, di chi è la colpa della sua fine. Sempre tra di noi, confermandoci a vicenda sentimenti speculari, senza mai aprire la finestra dell’ascolto o alzare lo sguardo verso un orizzonte più ampio».

La storia ci ha rimessi in viaggio, con tutte le sue difficoltà ma anche con tutte le sue sfide, consapevoli che non siamo abbandonati alle forze del nulla ma lo Spirito Santo, il Paraclito, è con noi, ci accompagna, ci sostiene, ci incoraggia e ci invita a non essere prigionieri delle paure, a vincere tentazioni nostalgiche di egemonia per annunciare che l’incontro con Cristo è veramente il fondamento e il fine del nostro essere nel mondo.

Secondo il teologo Christoph Theobald, ci sono “urgenze pastorali” in questo particolare momento storico della cultura e del cattolicesimo occidentale, urgenze che devono partire da una questione di fondo: come ripensare il Cristianesimo e il ruolo delle chiese nelle società europee, profondamente segnate dalla crisi di fiducia sulle forme di convivialità sociale, afflitte da inediti problemi ecologici e affascinate dalle bio-tecno-scienze? 

Dopo un “discernimento personale e comunitario” abbiamo concordato in Diocesi di rimettere al centro una riflessione articolata sulla Parrocchia che necessita di una riforma di contenuto e di struttura perché sia una comunità eucaristica del Vangelo, orientata a Cristo, che genera alla fede, una comunità che sappia trasmettere la bellezza della fede nella liturgia, nei Sacramenti e nella preghiera, in una sinfonia di carismi e di ministeri.

Scrive Rod Dreher in “L’opzione Benedetto”, “in un mondo come il nostro, molto simile a quello che vide la fine dell’Impero Romano con l’arrivo dei barbari, è necessario fare come Benedetto da Norcia, separarsi dall’Impero e poter ritrovare le proprie origini, radici e identità, così da poter essere in prospettiva «sale della terra» non insipido”.

Concludo con il Salmo 100, “un inno liturgico di ringraziamento e di lode per l’introito dell’Assemblea nel Tempio di Jhwh Re e Dio dell’alleanza”:

Acclamate il Signore, voi tutti della terra,
servite il Signore nella gioia,
presentatevi a lui con esultanza.
Riconoscete che solo il Signore è Dio:
egli ci ha fatti e noi siamo suoi,
suo popolo e gregge del suo pascolo.
Varcate le sue porte con inni di grazie,
i suoi atri con canti di lode,
lodatelo, benedite il suo nome;
perché buono è il Signore,
il suo amore è per sempre,
la sua fedeltà di generazione in generazione.

Vi auguro un riposo contemplativo ed invoco la protezione di Maria, “donna dei nostri giorni”, nostra compagna in cammino.

In Cristo Signore benedicente.

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