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La candidatura di Papasso alla Provincia? Nulla di nuovo. Risponde esclusivamente alla sua personale esigenza di gestire potere per vanagloria, d’altronde è la terza volta che ci riprova.

Redazione

Dopo le sonore bocciature incassate con le candidature alla Presidenza della Provincia prima sul finire degli anni ‘90 e poi di nuovo clamorosamente nel 2014, il Papasso sempre più bramoso di potere, oggi ci riprova tornando alla carica per un posticino da consigliere.

Quello scranno all’Ente Provincia da tempo agognato dunque, che ha visto negli anni avvicendarsi in ruoli apicali molti compagni di partito, oggi è diventata inequivocabilmente un’altra casella da occupare per essere come gli altri e non avere nulla da invidiare a loro. Il ritornello è sempre lo stesso: Cassano baricentrica, ruolo di primo piano e così via discorrendo, ma la sostanza è ben diversa da quella che si vuole rappresentare.

É solo ed esclusivamente l’irrefrenabile esigenza di accrescere la propria autostima e sentirsi importante che lo guida come stella pollare in questa ennesima competizione elettorale.

In un contesto come quello di Cassano dove la Città è clinicamente agonizzante dal punto di vista non solo delle attività produttive, del lavoro, della natalità, del disagio sociale ma anche dal punto di vista del sano dibattito democratico, almeno in questa occasione, dalla politica ci si sarebbe aspettato un colpo di remi: dei partiti e dei consiglieri comunali di maggioranza non v’è traccia, e questi ultimi saranno ricordati nella storia come comparse nei selfie ed alzatori di mano in consiglio comunale completamente asserviti alla volontà del loro capo.

Sorprende anche come uno fra i pochi grandi partiti dell’arco costituzionale ancora oggi fortemente presente sulla scena politica, qual è il Partito Democratico, che tanto si sta spendendo in questa terra calabrese nella direzione di un forte rinnovamento delle classi dirigenti, candidi fra le proprie fila un soggetto politico come il Papasso che oggettivamente non rappresenta né il nuovo che avanza, né un attore di buone prassi amministrative. Ma tant’è.

Conti alla mano, la città di Cassano avrebbe il peso elettorale (e lo aveva anche negli anni scorsi) per poter esprimere verosimilmente ben due consiglieri provinciali; questo poteva rappresentare una buona esperienza di crescita per dei giovani consiglieri di maggioranza da poco affacciatisi alla vita pubblica. Invece nulla di tutto questo è accaduto: ancora una volta si constata che a dover crescere è solo e sempre una sola persona, oltre il quale non si può e non si deve andare. E già perché il Papasso, forte della sua quarantennale esperienza politica, dichiara di voler essere d’aiuto ai giovani e spianargli la strada, ma guai poi ad occupare le sue corsie, perché questo non è consentito e si cade nel reato di lesa maestà al Sindaco. O lui o niente.

A dimostrazione di ciò, giova infatti ricordare che nella scorsa tornata provinciale da Cassano non pervenne nessuna candidatura probabilmente per due motivi. Il primo consiste nell’elezione, che era tutt’altro che scontata al contrario di oggi, ed infatti il Papasso guardò bene dal candidarsi; il secondo invece risponde ad una vecchia logica secondo la quale se hai una maggioranza ampia ed inizi ad accontentare le aspirazioni di uno solo, gli altri poi ti tengono il muso. Per questo oggi il Papasso si candida, perché sa di poter competere con i big ed inoltre così ha di fatto impedito qualsiasi altra candidatura ai suoi.

Le Festività Natalizie con lo scintillio delle sue luci ora sono di certo la cornice ideale per fare campagna elettorale ed accrescere la fama del primo cittadino cassanese.

Chissà se da consigliere provinciale, confrontandosi con altri amministratori, imparerà dopo quarant’anni ad essere dalla parte dei più, e non solo dei pochi suoi amici.

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