La parola fine sulla terribile vicenda di Giulio Regeni, il giovane ricercatore friulano trovato morto alla periferia del Cairo dopo essere stato torturato nel febbraio del 2016, non è ancora stata scritta.
”Una nebbia fitta avvolge il suo assassinio” ed è per questo che siamo qui oggi, per ”chiedere alle autorità giudiziarie egiziane di fare piena luce sulla vicenda”. ”Non accusiamo nessuno, non sappiamo chi sia stato, ma vogliamo la verità su una storia che getta discredito su tutto l’Egitto”. E, soprattutto, ”siamo qui in segno di solidarietà nei confronti della sua famiglia”.
A parlare in una conferenza stampa organizzata venerdì a Roma, nella sede della Stampa Estera, è un gruppo di scrittori e intellettuali egiziani e arabi giunti in Italia ”a titolo personale” – come precisa lo scrittore iracheno Jabbar Yasin Hussin – ”per mantenere i fari puntati” sulla vicenda del giovane italiano.
“L’Egitto – prosegue Hussin – ha la responsabilità morale per la sua morte” pur non avendo “relazioni dirette con la famiglia del ragazzo, siamo in contatto con il loro legale e domani saremo a Genova per incontrarlo, sperando di potere incontrare uno dei componenti della famiglia, altrimenti lo faremo simbolicamente al Salone del Libro di Torino, prendendo parte a un dibattito durante il quale si parlerà del caso Regeni”.
Al loro fianco, la scrittrice e giornalista Giuliana Sgrena che ha letto l’appello firmato da alcuni intellettuali, fra cui Raouf Mousaad e Massaad Abu Fajr, intervenuti alla conferenza.
Quella di Regeni, scrivono i firmatari, è una questione “che ci chiama in causa in quanto getta ombre sull’onore di un Paese, e sul concetto di libertà e rispetto dei diritti umani”. “Le prese di posizione delle autorità egiziane su questo drammatico assassinio sono inammissibili”. È tempo, chiedono, “che dette autorità collaborino con le autorità giudiziarie italiane per far luce sulla verità, tutta la verità, ai sensi della legge e nel rispetto dell’opinione pubblica italiana e egiziana, come nel rispetto della famiglia della vittima”. All’incontro era presente anche il capogruppo del Pd in Campidoglio, Michela Di Biase.