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Sulla Sindone il sangue vero di una persona torturata

Redazione

Il sangue presente sulla Sindone di Torino è vero e di una persona torturata. Inoltre il sangue è rosso e non marrone, come dovrebbe essere un sangue antico, perché il telo sarebbe stato esposto alla luce ultravioletta, come quella del Sole, che ne ha alterato il colore. Lo indica la ricerca italiana pubblicata sulla rivista Applied Optics e coordinata da Paolo Di Lazzaro, dell’Enea e vicedirettore del Centro Internazionale di Sindonologia. Vi hanno preso parte anche Daniele Murra dell’Enea, Paola Iacomussi dell’Istituto nazionale di ricerca metrologica (Inri), Mauro Missori del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) e il medico Antonio Di Lascio.

La ricerca arriva a meno di un mese da un altro studio secondo il quale almeno la metà delle macchie di sangue della Sindone sarebbe falsa e mentre Torino si prepara alla mini ostensione del lenzuolo – che la tradizione cristiana ritiene sia il sudario che ha avvolto Gesù Cristo – prevista il 10 agosto e riservata a 2.000 giovani. Grazie all’analisi della Sindone, fatta dai ricercatori durante l’Ostensione del 2015 con una tecnica ottica che individuare la composizione dei materiali, si è visto che nel sangue del telo è presente la metaemoglobina, un prodotto della degradazione dell’emoglobina fortemente ossidata e invecchiata, a “conferma che si tratta di sangue antico, come avevano dimostrato anche altre ricerche negli anni ’80 che avevano individuato composti tipici del sangue come il siero e grandi quantità di bilirubina”, ha detto all’ANSA Di Lazzaro.

Il sangue è ricco di bilirubina, ha aggiunto “in due casi: nel caso di una persona malata di ittero e in quello di una persona percossa duramente, perché nel sangue di quest’ultima si rompono i globuli rossi e il fegato rilascia bilirubina”. Tenendo conto di questo, ha proseguito Di Lazzaro “il nostro obiettivo era inoltre capire perché il sangue presente sul telo è rosso e non marrone, come dovrebbe essere un sangue antico e ossidato”.

Per questo i ricercatori hanno messo a punto un esperimento durato 4 anni che ha usato un sangue compatibile con quello presente sulla Sindone: “abbiamo usato il sangue di una persona malata di ittero, perché contiene grandi dosi di bilirubina”. Dopo aver impregnato un telo di lino con questo sangue, i ricercatori hanno quindi irraggiato il telo con luce ultravioletta, compatibile con la luce del Sole, e hanno visto che “l’interazione tra raggi ultravioletti e bilirubina altera il colore delle macchie”.

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