Aveva Venezia nel ‘mirino’, ma alla fine ha consumato la sua corsa da Faenza a Rovigo, la meteora che lo scorso 30 maggio ha solcato i cieli del nord Italia lasciando dietro di sè una spettacolare scia luminosa e diversi boati. Lo dimostra la prima ricostruzione della sua traiettoria, fatta grazie alle immagini riprese dalla rete di sorveglianza video delle meteore dell’Unione Astrofili Italiani (Uai).
Il sassolino spaziale, che si è poi trasformato in un brillantissimo bolide visibile dalla Lombardia all’Emilia fino al Triveneto, “è entrato in atmosfera alle ore 23:09:22 del 30 maggio con una velocità molto bassa e con una traiettoria all’incirca da sud a nord”, generando ” una sequenza di esplosioni alcune delle quali di luminosità prossima a quella della luna piena, se non superiore”, spiegano Maurizio Eltri ed Enrico Stomeo della Uai.
Dai dati disponibili è verosimile “che la meteora si sia resa visibile a un’altezza di circa 99 chilometri sui cieli poco a sud della città di Faenza (RA) e si sia spenta a circa 22 chilometri di altezza sui cieli del Veneto meridionale tra le città di Rovigo e Chioggia (VE)”. Se il sassolino spaziale “non si fosse disgregato nell’atmosfera e la sua massa fosse stata ben più grande – sottolineano gli esperti Uai – si sarebbe impattato nell’area metropolitana di Venezia in prossimità di Mira”.
Date le numerose esplosioni che il bolide ha subìto soprattutto nell’ultima parte del suo percorso, l’area di dispersione degli eventuali frammenti caduti a terra (meteoriti), “probabilmente situata nel Veneto meridionale, potrebbe essere alquanto estesa, dai dintorni di Berra (FE) fino a poco oltre Adria (RO)”.